23 settembre 2018 - 13:17

Berlusconi: «Sarò in campo alle prossime elezioni per salvare l’Italia»

«Dopo i comunisti, ora il Paese ha di fronte un pericolo ancora peggiore», ha detto il leader di Forza Italia all’evento organizzato da Antonio Tajani a Giuffi. E su Salvini: «Da lui frasi inaccettabili. Alzare il deficit sarebbe un disastro»

di Redazione Online

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Per chi avesse ancora dei dubbi, lui lo puntualizza: «Anche io sarà in campo alle prossime elezioni, per salvare il Paese che amo», ha annunciato Silvio Berlusconi nel suo intervento all’evento di Forza Italia organizzato da Antonio Tajani a Fiuggi, L’Italia e l’Europa che vogliamo. «Abbiamo salvato l’Italia dai comunisti, ora si trova di fronte a un pericolo ancora peggiore, l’ignoranza, l’incompetenza, l’aspirazione continua all’odio sociale. Saremo ancora noi a salvare il Paese». Per farlo però, il leader di FI ammette che il suo partito deve ritornare «quello di una volta, del 38 per cento», e anticipa: «Nei prossimi mesi ci saranno congressi comunali, aperti, di proposte e non di recriminazione, poi quelli provinciali». Occorre — aggiunge — «aprire alle liste civiche di centrodestra». Un piano alla riconquista del territorio, dunque, e di apertura verso i moderati: «Dobbiamo rivolgerci a questi Italiani che la pensano come noi, ma che non hanno votato o lo hanno fatto per protesta».

I commenti a Salvini e Cinque Stelle

Berlusconi parla anche di Matteo Salvini, considerando le sue uscite «non gradevoli né accettabili, la scusa è di non provocare un diverbio con Cinquestelle. Diverbio che noi invece auspichiamo e aspettiamo». Anche perché il leader, come ha più volte già detto, considera il partito pentastellato «nemici della libertà. Leggiamo annunci che attaccano la libertà dei cittadini». Non ha problemi neanche a commentare il caso dell’audio del portavoce del premier Casalino: «Francamente in una democrazia con le regole di una democrazia il signor Casalino dovrebbe stare già fuori con la valigia in mano. Oltre ad offendere i funzionari ha minacciato il loro allontanamento ove non trovassero i soldi». Né a definire Di Maio un «dilettante, chiedendo al Tesoro più soldi e, di fronte alle resistenze di Tria che non vorrebbe sfasciare i conti pubblici, minacciare di cacciarlo. Trattano il Ministero dell’Economia come un bancomat da cui prendere i denari di cui hanno bisogno per finanziare le loro promesse elettorali».

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