27 settembre 2018 - 11:16

Conte, BlackRock e quando M5S diceva a Renzi: «Suddito»

Le rassicurazioni del premier a Larry Fink, numero uno del gestore di fondi comuni più grande al mondo, e la reazione dei Cinque Stelle dopo che nel 2014 Renzi fece la stessa cosa

di Franco Stefanoni

Da sinistra, Giuseppe Conte, Larry Fink e Matteo Renzi Da sinistra, Giuseppe Conte, Larry Fink e Matteo Renzi
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BlackRock è il più grande e influente gestore di fondi comuni d’investimento al mondo: 6,3 miliardi di dollari di patrimonio gestito. A fine aprile 2014, quando l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi incontrò i suoi vertici, M5S parlò di «sudditanza» del governo nei confronti della grande finanza internazionale. Ieri un incontro simile è toccato al premier Giuseppe Conte, in visita istituzionale negli Stati Uniti, dove a New York ha parlato con Larry Fink, amministratore delegato della società, per spiegargli le riforme che il governo M5S-Lega sta cercando di fare e quelle che intende fare, dicendo che «il governo sta lavorando seriamente per realizzare le riforme strutturali». Un incontro necessario per tentare di tranquillizzare i mercati finanziari nei giorni in cui è in preparazione la manovra economica con contrapposizioni tra Giovanni Tria, ministro dell’Economia, e Lega e M5S decisi a inserire a bilancio reddito di cittadinanza, flat tax, abrogazione della legge Fornero. Scelte molto costose che il Mef sta valutando alla luce degli squilibri che creerebbero con ricadute sul deficit pubblico e di conseguenza sul rapporto che quest’ultimo ha sul Pil, sotto osservazione a livello europeo.

«Vogliono comprarsi l’Italia»

Se BlackRock decidesse di spostare masse di investimenti a causa di timori sulle finanze italiane, s’innescherebbe un effetto domino sui mercati con lo spread che aumenterebbe di molto. Questo significherebbe un generale aumento dei tassi e forti problematiche per l’economia reale. Da qui le parole di Conte. Tuttavia, Fink non è particolarmente apprezzato dalla base di M5S. Più volte, Beppe Grillo sul suo blog lo ha attaccato nella convinzione che il numero uno di BlackRock e la sua società fossero speculatori che volevano comprarsi l’Italia. A inizio maggio 2014, all’epoca appunto dell’incontro di Renzi con Fink, veniva scritto: «BlackRock è il primo investitore di Piazza Affari. Attraverso i suoi fondi controlla l’1,5 % del totale della capitale delle società quotate italiane. Su 40 aziende listino principale (blue chip), BlackRock ha una partecipazione superiore al 2% in 22 casi. Ma potrebbero essere anche tutte, perché non c’è obbligo di dichiarare la partecipazione per quote inferiori al 2 %. E come mai da qualche mese BlackRock ha deciso di puntare e ha ampliato i suoi investimenti nelle società italiane della Borsa, a cominciare dalle banche, diventando prima azionista di Unicredit, Intesa, Mps, Ubi, Banco Popolare con quote tra il 6 e il 4 %, con pacchetti importanti anche in Telecom (7,7%), Atlantia (5%), Parmalat (3,1%), nonché delle società controllate dalla Stato come Eni (2,6%) Enel (2,7%), Finmeccanica (2,2%) e Terna (2,1%)». Il gestore di fondi americano, che nei giorni scorsi ha ceduto per esempio il 20% della maison del lusso Versace, per molti pentastellati sarebbe uno dei più potenti artefici del dominio della grande finanza internazionale sulla politica. Anche per questo, forse, Conte ieri ha messo le mani avanti descrivendo il suo incontro con Fink come «un passaggio utile, senza sudditanza e senza soggezione».

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