6 aprile 2019 - 22:59

Sum, Di Maio: noi M5S moderati. E i suoi accusano Salvini: al Viminale preferisce i selfie

La strategia del capo: non cancelliamo la nostra identità. «Il Movimento non si è snaturato: vuole tutelare le famiglie, le fasce deboli e le imprese»

di Emanuele Buzzi

Davide Casaleggio
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Il braccio di ferro con la Lega? È solo agli inizi. E oltre ai temi etici è pronto a toccare i nodi legati alle misure contenute nel Def e il tavolo sulle autonomie. L’idea nei Cinque Stelle, forti anche dei dati che li vogliono in risalita nei sondaggi, è tirare dritto. E c’è chi ai vertici lo dice chiaramente. «La Lega non si agiti e si rassegni: su certi temi la storia non si può cancellare. E neppure l’identità del Movimento: siamo moderati, non amiamo il dialogo con chi è estremista». Lo stesso Luigi Di Maio osserva anche un po’ compiaciuto la «ripresa» del Movimento, segnalata ieri dal sondaggio di Ipsos per il Corriere. Ma parlando con i suoi fedelissimi commenta:«I sondaggi? A noi non interessano i numeri. Il Movimento non si è snaturato: vuole tutelare le famiglie, le fasce deboli e le imprese». Il refrain è quello delle ultime settimane. E ribatte colpo su colpo. Matteo Salvini invita i ministri M5S a lavorare di più? «Se contassimo le ore che lui passa in giro a dichiarare e a farsi selfie piuttosto che al ministero ci verrebbe da sorridere...», dicono fonti parlamentari del Movimento. La «questione identitaria» cinquestelle e i battibecchi la fanno da padrone anche nella giornata della kermesse di Sum a Ivrea (orfana di Beppe Grillo e con Davide Casaleggio in prima linea per la querelle con il garante della Privacy), con l’ala governista convinta di aver trovato finalmente «un equilibrio» tra il pragmatismo necessario per governare e le rivendicazioni dei falchi. «Ora finalmente possiamo tornare nelle piazze a spiegare quello che stiamo facendo al governo», commenta un ortodosso. Equilibri e punti di vista.

«Approfondimenti da fare»

Ma sul tavolo del vicepremier, al di là delle tensioni con la Lega, rimangono tre questioni aperte, che saranno affrontate in tempi brevi: il nodo dei capilista per le Europee, che sta creando alcuni mal di pancia in seno al Movimento, la definizione del Def e il piano per l’export su cui Di Maio intende spendersi in prima persona. Anzitutto, anche in ordine temporale, il capo politico del Movimento dovrà definire la questione dei capilista. Dall’inner circle pentastellato trapela che i nomi sono «al vaglio, in via di definizione in base ai profili». Parole che accendono di fatto un piccolo scontro interno con chi ha superato la selezione. Alcuni candidati in lista, compreso qualche big, non ha gradito l’idea di vedersi sopravanzare da personalità esterne al mondo M5S. C’è chi dice: «Vedremo con le preferenze chi premieranno i nostri elettori». Frizioni che il leader del Movimento dovrà sopire prima di metà settimana, termine in cui dovrebbero essere annunciati i capilista. Contemporaneamente Di Maio sarà al tavolo del governo per limare il Def su cui «andranno fatti degli approfondimenti», assicura una fonte governativa. Ma a premere in questo momento è il piano di rilancio dell’export, un tema che il vicepremier ha già trattato in sede riservata con Giuseppe Conte e che vuole varare al più presto. Di Maio ha già annunciato che sarà a breve negli Emirati Arabi, ma il capo politico lavora anche a viaggi in altri Paesi «che possono diventare strategici per l’Italia». E spunta anche un ruolo rilevante per la — come viene chiamata nel Movimento — «Missione Africa». Di Maio ha siglato un accordo con la Cina (che nel continente ha moltissimi interessi commerciali) per investire nell’export in Africa. Un progetto che il Movimento intende sviluppare nei dettagli.

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