6 aprile 2019 - 22:39

Governo, il crescendo di insulti tra gli alleati M5S e Lega. Che però non rompono

I Cinque Stelle danno ai leghisti dei «medievali», questi replicano: ci spiate. Mai si era arrivati a tanto

di Pierluigi Battista

(Ansa) (Ansa)
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Anche nel più cinico dei matrimoni di interesse ci deve essere, certo non necessariamente amore e neanche un caldo affetto. Ma almeno un po’ di stima, un minimo di considerazione, insomma qualcosa che non assomigli alla repulsione, quello sì. Anche nella lettera di un contratto, del tanto sbandierato contratto, la diversità sublimata in commi e codicilli non può contenere un’incompatibilità disgustata tra i due contraenti. E allora si può governare, come la coalizione giallo-verde, stringendo un’alleanza incardinata su alcuni punti specifici, ma se si pensa che il contraente, come ha detto Luigi Di Maio di Matteo Salvini, vada in Europa a braccetto dei negazionisti dell’Olocausto, decenza vuole che si debba rompere. Non si governa con chi nega Auschwitz. È cosi difficile da capire? E invece fanno finta di non capire. Vogliono andare avanti a tutti i costi anche se con quel giudizio si è arrivato al massino della delegittimazione reciproca. Anche se l’accusa è troppo grave. Anche se il crescendo di ostilità sui valori fondamentali sta raggiungendo vette in cui la convivenza diventa impossibile, anche indecorosa. Ancora una volta: si può governare con chi è negazionista su Auschwitz? Si può dissentire sulla Tav, sul reddito di cittadinanza, sul decreto dignità. Ma sulla Shoah?

Il confronto con la Germania

Non mancano nella storia politica, non solo italiana, esempi di governi tra forze e partiti non solo diversi, ma addirittura opposti. Quando però le incompatibilità diventavano troppo nette, o addirittura si apriva un conflitto sui valori, l’identità, l’anima di chi aveva stipulato un matrimonio politico, allora si doveva rompere. E non solo nel passato. Che ne sarebbe della Grande Coalizione tedesca, cementata da un contratto molto impegnativo, molto più serio e studiato del nostro, se i socialdemocratici accusassero Angela Merkel di debolezze con i neonazisti o se la Cdu imputasse alla Spd manovre di spionaggio con i nemici della Germania? La rottura sarebbe inevitabile. E restando in Italia, la rottura fu inevitabile tra gli alleati Berlusconi e Bossi quando il capo della Lega chiamava il leader di Forza Italia «Berluskaz» o «il mafioso di Arcore». Poi l’alleanza riprenderà, ma un’incompatibilità così accentuata non poteva essere arginata da qualche bonaria pacca sulle spalle di Berlusconi a Bossi in canottiera.

L’acme

Si ruppe anche il patto di desistenza tra Rifondazione comunista di Fausto Bertinotti e l’Ulivo di Prodi per molto meno, è il caso di dire, di un sospetto sulla stessa esistenza storica della Shoah, il cuore del negazionismo divulgato, secondo Di Maio, da qualche alleato europeo del suo alleato italiano. Nei due anni del governo Prodi, dal 2006 al 2008, la spaccatura tra i partiti e in una coalizione che andava da Mastella fino all’ala sinistra della sinistra «radicale» si stava avvitando in uno stillicidio di diversità. E la diversità coinvolgeva non solo specifici punti del programma ma la stessa collocazione internazionale dell’Italia, a cominciare dall’impegno in Afghanistan, tutte le volte contrattato, negoziato, depotenziato, fino però alla deflagrazione finale. Mai radicali divisioni hanno potuto scongiurare la frattura finale tra chi non aveva più ragioni per stare insieme. Ma mai si era arrivati alla totale delegittimazione dell’alleato, come invece accade oggi tra i Cinque Stelle e la Lega. Con autorevoli rappresentanti leghisti che accusano i Cinque Stelle di attività spionistiche ai loro danni. E i Cinque Stelle che bollano come medievale la sintonia leghista con i temi del convegno di Verona sulla famiglia tradizionale. Un crescendo che giunge all’acme con l’accusa di contiguità con il negazionismo. Un’accusa che, se fosse davvero sentita e seriamente argomentata, non potrebbe che avere come esito lo scioglimento di ogni contratto, il ripudio del matrimonio di interesse. Ma non succederà, e anzi sembra che i Cinque Stelle, galvanizzati dallo scontro valoriale e identitario con l’alleato leghista vissuto con sempre maggiore indifferenza, vogliano continuare con il crescendo per rivaleggiare con l’alleato che i sondaggi danno in spettacolare crescita. Ma almeno lasciassero in pace il ricordo della Shoah. Ne guadagnerebbero in serietà. Che è cosa più importante dei sondaggi.

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