24 febbraio 2019 - 22:37

Legittima difesa, M5S prende tempo. Salvini: «Il Far West finirà»

Domani pomeriggio riprende alla Camera l’esame della legge sulla legittima difesa, ma il M5S non ha assolutamente fretta di chiudere

di Dino Martirano

(Ansa) (Ansa)
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Domani pomeriggio riprende in aula alla Camera l’esame della legge sulla legittima difesa ma il M5S — che fino ad ora non si è messo di traverso — non ha assolutamente fretta di chiudere. E infatti, senza tempi contingentati, il testo manifesto della Lega ora rischia di esser votato solo a metà marzo per poi dover tornare al Senato ad aprile. Molto a ridosso della campagna elettorale per le europee. Con questo calendario lungo (la prima lettura è del 24 ottobre), Forza Italia sta pure tentando Matteo Salvini per rafforzare il testo a favore di chi si difende in casa propria con le armi. Però la Lega sa che, almeno per ora, l’unica maggioranza possibile è quella giallo verde: anche per approvare il provvedimento sulla legittima difesa già sufficientemente annacquato al Senato dal M5S. Per questo Luigi Di Maio continua ad usare toni concilianti su un tema che è nel Dna dei leghisti e non dei grillini.

«Il resto è propaganda»

C’è infatti un grande equivoco che la Lega alimenta e che il M5S fa finta di non vedere: anche con la nuova legge, l’imprenditore piacentino Angelo Peveri — divenuto l’icona di Matteo Salvini pur avendo egli sparato a un ladro che aveva fatto inginocchiare nel suo cantiere — sarebbe lo stesso finito in carcere con una condanna per tentato omicidio. Con il nuovo testo, sarà sempre e comunque un giudice a stabilire se chi esercita l’autodifesa domiciliare lo fa perché «il reo non ha desistito dall’azione illecita» e perché «sussisteva il pericolo di aggressione. Le cose stanno così, il resto è propaganda. La nuova legge considera «sempre sussistente» il rapporto di proporzionalità tra la difesa e l’offesa (articolo 1) se c’è pericolo e se il ladro non desiste; introduce la non punibilità per il grave turbamento di chi, trovandosi in stato di minorata difesa, reagisce a un’aggressione in casa (articolo 2); inasprisce le pene per il furto in casa e la rapina.

Di Maio lascia campo libero a Salvini

Eppure la Lega continua ad alimentare l’equivoco, con effetto gran cassa. Salvini, che due giorni fa è andato nel carcere di Piacenza a rendere omaggio all’imprenditore Angelo Peveri condannato a 4 anni e 8 mesi per tentato omicidio, ha alzato il tono di un’altra ottava. E Di Maio, che deve tenere a bada l’ala sinistra dei grillini molto critica sulla materia securitaria, ha ben chiaro tutto questo ma lascia correre perché rompere con l’alleato non può: «La responsabilità di quell’imprenditore le decidono i giudici, ciò non significa che un ministro non possa andare a trovare una persona in detenzione...». In altre parole, Di Maio lascia campo libero a Salvini che infatti insiste: «La legge sulla legittima difesa è un diritto sacrosanto per chi viene aggredito, non è il Far West. Il Far West è oggi. In Italia i rapinatori che vengono dall’estero, e anche quelli italiani, devono sapere che il loro è un “mestiere” pericoloso. Se c’è l’infortunio sul lavoro sono affari tuoi... Non è possibile che ci siano rapinatori e delinquenti liberi che chiedono risarcimento danni e persone per bene che si difendono o in tribunale o vanno in galera». Così sull’indennità riconosciuta (anche nel nuovo testo) per il rapinatore che rimane ferito o ucciso e sull’inversione dell’onere della prova (spetterebbe al pm a dimostrare l’assenza di legittima difesa), Pierantonio Zanettin di Forza Italia sfida la Lega: «Vedremo se voteranno i nostri emendamenti. Potrebbero farlo senza perché la legge deve ritornare al Senato a causa del problema tecnico sollevato dall’ufficio di bilancio».

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