20 gennaio 2019 - 08:41

I dubbi a sinistra sul piano di Calenda
E lui: «Tutti in piazza il 21 marzo»

Scelta la data indicata da Prodi. Leu non ci sta, la freddezza dei renziani

di Alessandro Trocino

I dubbi a sinistra sul piano di Calenda E lui: «Tutti in piazza il 21 marzo»
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Quarantamila adesioni in poche ore e una tappa già fissata prima delle Europee: un grande evento nazionale sull’Europa il 21 marzo, data lanciata da Romano Prodi. Carlo Calenda è partito a mille con il suo progetto «Siamo europei» e, dopo avere incassato l’adesione di gran parte del Pd, si prepara a tessere la rete che dovrebbe far nascere una lista unitaria europeista, da contrapporre al fronte sovranista di Lega e Movimento 5 Stelle. L’operazione è appena all’inizio e presenta non poche difficoltà. Si tratta di rivitalizzare un partito come il Pd lacerato e in difficoltà nei sondaggi. Ma si vuole provare anche ad andare oltre il Partito democratico, mettendo insieme governatori, sindaci, società civile e movimenti.

Se Nicola Zingaretti e Maurizio Martina dicono sì, i renziani, se si può ancora utilizzare questa categoria, sono freddi. Calenda ha sentito più volte Matteo Renzi, che non è ostile ma sta alla finestra. Ma dopo le obiezioni di Roberto Giachetti, ecco Antonello Giacomelli che si dice «perplesso»: «Una lista con chi? Un listone frontista di tutti sarebbe controproducente». Meglio, invece, «se si trattasse di liste di riformisti europei». In realtà, quella che si configura è già un’operazione riformista. Non ci sarà, per esempio, la sinistra di Leu, come spiega Francesco Laforgia: «È una proposta di impianto neo-liberale, che vagheggia un romantico quanto indefinito europeismo». Ci saranno, invece, alcuni ex a sinistra. Come Laura Boldrini. E come Enrico Rossi, che spiega: «Non mi pare che ci siano le condizioni per creare due o più liste di centrosinistra, in conflitto tra loro». C’è da ricordare il meccanismo elettorale delle Europee: un sistema proporzionale, con lo sbarramento al 4 per cento. Calenda non ha intenzione di riproporre la parata di partiti di Uniti nell’Ulivo: «Il lavoro da fare ora è la mobilitazione dei cittadini sulle priorità del manifesto». E i partiti? «Sono fiero del loro sostegno ma rispetto i percorsi del Pd, di Italia in Comune e di +Europa. Intanto mobilitiamo le persone per la grande manifestazione del 21 marzo».

Tra i sindaci c’è Beppe Sala, che vorrebbe uno dei suoi candidato e che confida molto in Calenda, e c’è Federico Pizzarotti, con la sua Italia in Comune. In moto anche il Psi, con il segretario Riccardo Nencini che dà la sua benedizione: «Unire è la strada maestra». La partita di +Europa è più complicata. Data nei sondaggi al 3,5 per cento, va a congresso venerdì in una situazione intricata. Tra accuse di opa ostili, pullman in arrivo e tessere comprate da sconosciuti, il risultato è più che incerto. Da una parte c’è Marco Cappato, che promuove un allargamento di +Europa: «Non ci devono essere più tre padroni di casa, ma componenti a pari merito. Come i Verdi europei e Pizzarotti». E il listone unitario di Calenda? «Non credo a un fronte in negativo, con un ceto politico che si legittima nascondendosi dietro l’avanzata del fascismo. Ma se ci sono contenuti, battaglie sul clima e sugli immigrati, ne discuteremo». Più aperto al listone Benedetto Della Vedova, sostenuto da Emma Bonino. E Calenda? «Un ministro straordinario, uomo generoso e di grande energia». Tabacci, che sostiene Della Vedova, la pensa diversamente: «Listone con il Partito democratico? Ma no, non è mica la rivincita delle Politiche».

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