5 maggio 2019 - 19:45

Caso Siri, dal M5S insulti a Salvini Che replica: «Tappatevi la bocca»

Il vicepremier leghista si scaglia contro i pentastellati: «Se dall’opposizione insulti e critiche sono ovvie, da chi dovrebbe essere alleato no»

di Dino Martirano

Caso Siri, dal M5S insulti a Salvini Che replica: «Tappatevi la bocca» Imagoeconomica
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Il livello di volgarità e di violenza nello scambio di accuse sul caso Siri tra i vertici del M5S e quelli della Lega ieri ha toccato il fondo. E il livello di insulti reciproci, tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, è destinato a essere superato nelle prossime 48 ore, in attesa che nel Consiglio dei ministri di mercoledì si consumi il destino del sottosegretario leghista alle Infrastrutture indagato per corruzione, di cui i grillini hanno chiesto la testa mentre la Lega ha giurato che non mollerà se prima non ci sarà un rinvio a giudizio. «Sulla questione morale il M5S non fa passi indietro e alla Lega chiediamo di non cambiare sempre discorso ma di tirare fuori le palle e di farlo dimettere», ha scritto il Blog delle Stelle. Mentre Di Maio ha parlato di un «Salvini forte con i deboli che deve avere più coraggio». E il ministro dell’Interno Salvini ha replicato rabbiosamente: «Gli amici del M5S pesino le parole. Mi dicono “tiri fuori le palle”? A chi mi attacca dico tappatevi la bocca, lavorate e smettete di minacciare il prossimo. È l’ultimo avviso».

Questo scambio di ruvide carezze tra due azionisti del governo è solo un antipasto, quando mancano due giorni al Consiglio dei ministri di mercoledì mattina: un giro di boa in vista del quale il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si è impegnato a proporre la revoca del mandato del sottosegretario leghista Siri, indagato per corruzione nell’inchiesta sul mini-eolico insieme al faccendiere Paolo Arata il cui figlio, Federico, è pure stato assunto a Palazzo Chigi nello staff del sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Di Maio, forte della maggioranza grillina in Consiglio dei ministri, spera che mercoledì «la Lega non si assuma la responsabilità di arrivare alla conta tra ministri. È una sfida inutile». Il capo politico dei grillini sottolinea che «il mio impegno è tenere fede ai valori del M5S, costi quel che costi». Poi, con tono sferzante, dice che «Salvini deve smetterla di fare le sceneggiate per difendere una poltrona: io non solleverò nessuna crisi di governo, se vogliono farlo loro. L’ultimo che lo ha fatto su un indagato è Mastella...». Frasi che suonano, allo stato maggiore della Lega, come provocazioni gratuite dell’alleato grillino.

Ma visto che la comunicazione della Lega conosce solo lo schema di «un uomo solo al comando», tocca sempre a Salvini ribattere colpo su colpo alle bordate del M5S. Così il ministro dell’Interno — nel suo intenso tour elettorale domenicale — prima innesta la marcia garantista su Siri: «I processi si fanno in tribunale e non in piazza. Funziona così in democrazia». Ma poi carica a testa bassa il partito con cui condivide la responsabilità di governo, spaziando sul tema del consumo di stupefacenti: «La lotta contro la droga è un’altra emergenza nazionale e lo dico anche qualche amico dei 5 stelle che vorrebbe lo Stato spacciatore. Non vorrei che in Parlamento qualcuno difendesse un certo tipo di droghe perché fa uso di un certo tipo di droghe». Sotto le macerie della domenica bestiale per il governo emerge anche il tema che più interessa gli italiani e che divide i due vice premier: «Spero che Conte sia stato mal interpretato sul taglio delle tasse», insiste Salvini. «La Flat tax la votiamo subito se la Lega ci fa vedere le coperture», taglia corto Di Maio.

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