9 maggio 2019 - 23:02

Liti di governo, Di Maio lancia la fase2
Il cronoprogramma minato di Salvini

Il M5S punta agli imprenditori del Nord, la Lega rilancia su opere pubbliche e flat tax

di Emanuele Buzzi e Marco Cremonesi

Liti di governo, Di Maio lancia la fase2 Il cronoprogramma minato di Salvini
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«Il lavoro è un’emergenza nazionale» dice Matteo Salvini dalle Marche. Peccato soltanto che il ministro del Lavoro sia Luigi Di Maio. Chiudere i canapa shop come vorrebbe il ministro dell’Interno? Ecco Di Maio, dalla Sicilia: «Lo pregherei anche di chiudere le piazze di spaccio della camorra e della mafia, perché quando ci sono queste piazze ci vanno di mezzo nelle loro guerre bambine di tre anni». La nuova frontiera del governo gialloverde sono le reciproche accuse di inettitudine che si scambiano («amabilmente» come dice Salvini) i due vicepremier nonché capipartito della maggioranza.

Non sembra affatto che siano soltanto gli strascichi della vicenda Siri. Perché anche il futuro prossimo si annuncia di conflitto serrato: la settimana prossima approderà al Senato il tormentone del decreto Sblocca cantieri: la Lega lo ha emendato con il rifinanziamento alle Province e la Tav, a cui i 5 Stelle sono ostili, questi ultimi hanno messo il carico sul Salva Roma, ampiamente stralciato in un furioso Consiglio dei ministri, su cui la Lega ha fin qui fatto tutta la resistenza possibile.

Ma Salvini la settimana prossima intende «partire come un treno su tutti i nostri temi, a partire dalla flat tax. Vedremo se vogliono davvero abbassare le tasse come raccontano oppure siamo qui a prenderci in giro». Il vicepremier si è fatto mettere a punto quello che nella Lega chiamano il «cronoprogramma minato», una serie di provvedimenti con termini imperativi di realizzazione. Tra i più urgenti, ci sono le autonomie regionali, sulle quali il leader leghista non intende più avere pazienza, e poi il programma delle opere pubbliche e delle riforme, dalla Gronda a, appunto, la Flat tax. Ma in cantiere c’è anche il provvedimento antimafia ribattezzato «spazzaclan» e un altro sulla sicurezza urbana. Per il leader leghista, infatti, l’aspetto più affliggente di questa tormentata fase pre elettorale è «il rischio di non trasmettere il senso di quello che stiamo facendo».

Ma nella Lega sono sempre più numerosi gli esponenti convinti che il governo debba cadere: «Attendendo, rischiamo di lasciarci sfuggire il punto in cui l’onda per noi è al culmine». Senza contare che in parecchi continuano a parlare, e sempre più sicuri, di un futuro comune tra 5 stelle e Partito democratico: «Abbiamo avuto le conferme dei loro rapporti sempre più stretti con i democratici. È solo questione di tempo». E così, l’idea dei leghisti è sempre la stessa: «Andare a elezioni. Da soli, il prima possibile e con Matteo candidato premier. I voti, oggi arriverebbero e sarebbero sufficienti. Se continuiamo a farci rosolare su questa griglia, chissà...».

Ma Di Maio, almeno nelle intenzioni, continua a insistere per aprire una fase due di governo già prima del voto per le Europee, una fase in cui i temi identitari dei due partiti vengano messi in secondo piano almeno fino alla messa a punto di un Def più preciso e articolato di quello presentato nei mesi scorsi. L’attenzione è sullo «sviluppo» del Paese: «Dobbiamo pensare all’economia e a far ripartire subito le nostre imprese. Raggiungiamo certi obiettivi se il governo lavora compatto», ragiona il leader con i suoi. E poi prosegue, invitando ad abbassare i toni: «La Lega ci provoca? Problemi loro ragazzi, sono nervosi, non rispondiamo. Dobbiamo pensare ai numeri, all’export, agli investimenti. Abbiamo una responsabilità di fronte agli italiani». L’idea che serpeggia è quella di lanciare un tavolo di priorità insieme al Carroccio. Un tavolo che spinga anche sui temi della ripresa al Nord (altro terreno su cui i due partiti rischiano di scontrarsi). «L’attenzione agli imprenditori è importante, vogliono essere ascoltati e hanno ragione — ragiona Di Maio —. Non stiamo a impicciarci sull’ideologia come fa Salvini, troviamo dei punti di incontro basta che si facciano le cose e che si abbassino le tasse». Insomma, continua la guerra di trincea, fatta di frecciate: «L’Italia ha bisogno del M5S, abbiamo visto gli arresti recenti, il caso Siri, anche la Lega ha le sue rogne».

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