29 maggio 2019 - 22:18

Zingaretti convoca i vertici del Pd: un asse contro il progetto di Renzi

Pd, oggi la Direzione. Il sindaco di Milano e la leadership: valuteremo perché la politica cambia rapidamente

di Maria Teresa Meli

Zingaretti convoca i vertici del Pd: un asse contro il progetto di Renzi
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ROMA — Non c’è Matteo Renzi dietro l’idea di Carlo Calenda di costruire un partito Libdem che sia alleato del Pd. Anzi, quell’operazione nasce per far fronte all’eventualità di «un nuovo progetto» renziano. È stato Paolo Gentiloni, raccontano al Nazareno, a spingere Calenda, il più adatto nel Pd a ricoprire quel ruolo, a lavorare alla creazione di un partito lib-dem. D’intesa con Nicola Zingaretti, naturalmente. Lo si arguisce anche dalle parole dello stesso ex ministro: «Io sono iscritto al Pd, lavoro con il segretario. Il mio movimento dovrebbe rimanere quello che è, il collante di un mondo più ampio della sinistra. Ma se serve sono pronto a trasformarlo in un soggetto politico».

I vertici del Partito democratico puntano così a giocare d’anticipo sull’ex premier, neutralizzandolo. «L’idea di questi — commenta amaro Beppe Fioroni — è di fare come la Quercia con i cespugli: il Pd e tanti satelliti». È ancora troppo presto per capire se questa operazione svuoterà veramente il «nuovo progetto» renziano, ma quel che è chiaro già ora è che Gentiloni e Zingaretti non hanno intenzione alcuna di farsi rosolare a fuoco lento. Proprio per questa ragione hanno deciso di convocare all’improvviso la Direzione, per oggi, cioè prima dei ballottaggi. Un modo per evitare le contestazioni sulla lettura del voto: chi attaccherebbe il leader alla vigilia di un importante secondo turno? La convocazione ha fatto infuriare la mozione Giachetti, che meditava di disertare la Direzione. In serata spuntava la mediazione col segretario: oggi solo la relazione di Zingaretti, dibattito dopo i ballottaggi.

Va inserito nella stessa strategia l’annuncio che il segretario del Pd farà oggi in direzione: l’avvio di una Costituente delle idee, che ha come obiettivo quello di «rivolgere il Pd all’esterno, oltre i confini della lista unitaria, per lavorare a un programma comune d’alternativa». Insomma Zingaretti interpella direttamente i cittadini, che tramite una nuova piattaforma, potranno fare le loro proposte. «Non possiamo dare l’impressione — ha spiegato il segretario ai suoi — di un partito ripiegato su se stesso in discussioni politicistiche sul centro. Così parleremo direttamente agli elettori». In questo modo Zingaretti vuole «bypassare» i dirigenti del Pd e la discussione interna. È l’unica via per un segretario che è tuttora in minoranza nei gruppi parlamentari.

E in questa giornata convulsa, per il Pd, un’affermazione di Beppe Sala ha provocato altre fibrillazioni: «La politica cambia velocemente. Oggi potrei dire che posso essere la persona più adatta affinché il centrosinistra vinca, tra un anno vediamo, perché gli scenari mutano molto rapidamente». È stata interpretata come un sì all’ipotesi di candidarsi a premier del centrosinistra, ma poi lo stesso Sala ha chiarito che stava parlando del sua ricandidatura a sindaco.

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