30 maggio 2019 - 21:56

Un M5S umiliato ma costretto a continuare

Per paradosso, le dimissioni di Rixi rafforzano la leadership leghista nei confronti del premier Giuseppe Conte

di Massimo Franco

Un M5S umiliato ma costretto a continuare
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La Rete grillina ha smentito il responso degli elettori, e il vicepremier dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio può sopravvivere alla sconfitta delle Europee. Steso un velo pietoso sui sospetti corposi che le votazioni online siano pilotate, rimane un Movimento diviso; e costretto a continuare per non sparire o quasi in caso di elezioni anticipate. Ma le forche caudine che Matteo Salvini sta piantando lasciano indovinare una strategia dell’umiliazione appena agli inizi. Tanto che non si capisce se il M5S reggerà senza spaccarsi. Lo smarcamento del presidente della Camera, Roberto Fico, è già un indizio. E sentire chiedere a Salvini «rispetto per i nostri ministri» tradisce una frustrazione strisciante. I grillini sembrano non rendersi conto che il capo del Carroccio già si sta muovendo da premier. Indica quali ministri dovranno essere nominati: a cominciare da quello per i rapporti con l’Ue, per passare alla Difesa e alle Infrastrutture. Chiede di stralciare il decreto Salva-Roma caro al M5S, e di sbloccare quello per far riaprire i cantieri. Accetta lui, in modo irrituale, le dimissioni del sottosegretario leghista Edoardo Rixi, condannato. Insomma, si muove come se già guidasse il governo. Dà per scontata la Tav. Parla di abbassamento delle tasse e di autonomia per le regioni del Nord: tutte misure indigeste al M5S.

Rimpasto e alibi

È vero che la Lega aveva puntato sulla permanenza di Rixi al governo, e invece lo ha dovuto sacrificare. Ma per paradosso, le dimissioni rafforzano la leadership leghista nei confronti del premier Giuseppe Conte. Salvini può trattare il rimpasto senza offrire alibi a Di Maio e ai suoi. E se poi le cose andassero male, e si aprisse una crisi sarà meno attaccabile dai grillini. Il punto debole, tuttavia, rimangono economia e Europa. Ieri Fidesz, il partito del premier ungherese Viktor Orbán, ha fatto sapere che non ci sono «possibilità di cooperazione» con la Lega a nessun livello: un colpo all’ipotesi di una rete sovranista. Quanto alla situazione economica, i segnali restano allarmanti. E la maggioranza lo sa al punto che cerca di accreditare segnali di ripresa. «Lo Stato sta incassando di più e spendendo di meno. È una buona notizia per i controllori», sostiene Salvini. Analisi controversa e un po’ forzata, che dovrebbe legittimare spese in deficit; e permettere di scaricare su Bruxelles la responsabilità di una rottura. Il capo leghista sostiene di non avere «più tempo da perdere». E invita il M5S a cominciare subito a lavorare. Il traguardo di autunno appare lontano, perfino remoto.

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