7 marzo 2019 - 17:06

Ha una svastica tatuata, si dimette capo di Gabinetto della provincia di Trento

Scelta da Mattia Gottardi, assessore agli Enti locali, si era giustificata parlando di «runa riferita ad antiche simbologie». Online anche un video con una macabra parodia del Ragazzo della via Gluck

di Franco Stefanoni

Marika Poletti Marika Poletti
shadow

Dopo un’interrogazione al consiglio provinciale autonomo di Trento, si è dimessa Marika Poletti, neo responsabile dell’Ufficio di Gabinetto dell’assessore agli Enti locali e rapporti con il consiglio provinciale, Mattia Gottardi. Poletti su una gamba ha tatuata una svastica. Ex presidente di Fratelli d’Italia, la donna si era giustificata sostenendo che il tatuaggio non era una svastica ma una runa riferita ad antiche simbologie non correlate con quella nazista. L’assessore Gottardi aveva inoltre ribadito la bontà di averla scelta alla guida del proprio Ufficio di Gabinetto, considerando Poletti persona competente e capace. Tuttavia, il tatuaggio con la svastica non è l’unica questione sollevata dell’interrogazione. Circola infatti un video in cui Poletti canta una parodia del Ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano con questo testo: «C’era un ragazzo della Wehrmacht si divertiva a giocare con me/ qual era il gioco non te lo dico, ogni mattina spariva un amico/ là dove c’era il Belgio ora c’è il Terzo Reich...».

Il Pd: «Riferimento ad aberrante ideologia»

Le proteste erano arrivate dall’associazione Alleanza per Israele, dal Pd e da Futura 2018. Secondo i dem, che si sono rivolti anche a Maurizio Fugatti, presidente leghista della Provincia: «L’esibizione pubblica della svastica, ieri e oggi, per tutti e ovunque, rimanda all’apologia del nazismo e rappresenta un’adesione all’aberrante ideologia alla base di una delle più feroci dittature della storia, resasi responsabile della mostruosità della Shoah e dell’immane tragedia del secondo conflitto mondiale. Il Partito democratico del Trentino e il Gruppo consiliare provinciale ritengono, senza nessuna esitazione, che chi la sfoggia non possa rivestire ruoli pubblici e sia del tutto incompatibile con gli incarichi che l’amministrazione può conferire».

«Atroce pagina della nostra storia»

Nell’interrogazione, i consiglieri provinciali Lucia Coppola e Paolo Ghezzi di Futura 2018 hanno domandato al presidente del consiglio provinciale, Walter Kaswalder, «come sia possibile che un assessore provinciale che, come tutti i consiglieri e il presidente, ha giurato fedeltà alla Costituzione italiana nata dalla vittoria contro il nazifascismo, avalli con il suo silenzio la propaganda di un’ideologia razzista e disumana, che rappresenta una macchia indelebile nella coscienza e nella storia dell’intera umanità». I due consiglieri hanno anche chiesto «se intenda prendere una posizione pubblica sulla vicenda, stigmatizzando un’atroce pagina della nostra storia e prendendone le dovute distanze e se non ritenga doveroso invitare la capa di gabinetto e l’assessore a chiedere scusa non solo a tutti i trentini e agli italiani antifascisti e antinazisti, ma anche in particolare al governo, al Parlamento e al popolo del Belgio, legato al Trentino da storie di emigrazione e di turismo, per l’atroce canzonatura inneggiante alla sua invasione da parte dell’esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale».

Alleanza per Israele

In precedenza, Alessandro Bertoldi, presidente nazionale di Alleanza per Israele, in una nota aveva detto: «Ritengo che la permanenza di questa persona in un incarico tanto delicato nell’Amministrazione vada al più presto cessata, al fine di rimuovere ogni sospetto e accusa da parte della comunità locale e nazionale nei confronti dell’intero governo provinciale e dello stesso Trentino». «Allo stesso modo - aveva proseguito Bertoldi - credo che l’assessore, da cui è partita tale improvvida scelta, non possa più sottrarsi di fronte alle sue responsabilità con il silenzio e provveda, dopo l’immediata rimozione della sua assistente, a chiarire la propria posizione sul tema». Poletti «non ha risposto né a noi né agli organi mediatici per rinnegare certe posizioni e potersi redimere prendendo le dovute distanze dal nazismo e dell’antisemitismo, ma ha invece preferito addurre giustificazioni ridicole, dichiarando perfino che il tatuaggio non sia una vera e propria svastica».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT