IL CASO
Tav, il governo: non c’è intesa. Altre 48 ore per decidere. Di Maio: è tosta
La presidenza del Consiglio: verificare la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici. Salvini: «Non sono stato eletto per bloccare ma per sbloccare»
«Saranno necessari ulteriori incontri non essendoci un accordo finale»: all’indomani del vertice di governo notturno sull’alta velocità Torino-Lione la situazione nell’esecutivo rimane aggrovigliata. Uno stallo prolungato che somiglia sempre di più a una crepa nel governo. Il vertice di mercoledì notte sulla revisione della Tav è durato cinque ore e si è chiuso con un nulla di fatto. L’unico dato rilevante è la richiesta di un bilaterale con la Francia e la prospettiva dei tagli dei costi dell’opera. «Sono emerse criticità che impongono una interlocuzione con gli altri soggetti partecipi del progetto, al fine di verificare la perdurante convenienza dell’opera e, se del caso, la possibilità di una diversa ripartizione degli oneri economici», dice una nota della presidenza del Consiglio. E Luigi Di Maio, intercettato da Affaritaliani.it, commenta: «Crisi di governo no. Ma vertice infruttuoso sì. Ci riproviamo oggi».. E ancora: «È tosta». Matteo Salvini, invece, mantiene la sua linea pro-Tav: «Non sono stato eletto per bloccare ma per sbloccare».
Tra Lega e Cinque Stelle vi sono posizioni distanti che hanno fatto ipotizzare anche una finestra di ulteriori 48 ore rispetto al termine ultimo di venerdì per proseguire il dialogo. Una suggestione, però, respinta dai vertici del Movimento, che spingono per accelerare la trattativa. Per ora bocche cucite in attesa di dichiarazioni ufficiali. Mezzo governo: dal premier Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, da Giovanni Tria a Giancarlo Giorgetti al presidente della Camera Roberto Fico prenderanno parte in giornata a un convegno su «L’economia del benessere», ma il capo politico M5S ha poi annullato la sua partecipazione. Un ulteriore tassello a dimostrazione di quanto la situazione sia ancora complessa. Di Maio, invece, incontrerà i senatori alle 19 proprio per parlare di Tav.
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Il tempo, però, stringe. Entro lunedì il cda di Telt dovrà dare il via libera ai bandi per la Tav e, oltre a una ipotesi di crisi di governo che aleggia sempre, il rischio di perdere la tranche di finanziamenti europei è più tangibile. Il Movimento sa che Tav è una questione identitaria “su cui non si può prescindere”, uno snaturamento non accettabile. Un sondaggio di Emg per Agorà rivela addirittura che il 57% degli elettori pentastellati è disposto a far cadere il governo pure di ribadire il No a Tav. L’insofferenza nel gruppo storico del Movimento è forte. «Se si facesse l’analisi costi-benefici relativa all’azione di contrasto alla mafia piuttosto che a tante, discutibili, opere pubbliche (che convengono a tanti privati sicuramente, al pubblico non si sa...) ragioneremmo di risorse per istruzione, sanità, giustizia, sicurezza», twitta Nicola Morra, .presidente della Commissione parlamentare Antimafia. «Abbiamo un contratto con la Lega ed il contratto dice: a fronte di un’analisi costi/benefici si deciderà se procedere o meno. L’analisi c’è stata e ha messo nero su bianco che costruire il Tav non è conveniente. Quindi adesso non c’è da discutere. Bisogna applicare il contratto. Tra persone perbene e partner affidabili si fa così. Tutto il resto è noia», attacca Roberta Lombardi in una dichiarazione all’Adnkronos rimbalzata poi su diversi media. E intanto crescono anche i malumori tra i Cinque Stelle per la gestione del dossier da parte di Danilo Toninelli.
Intanto sulla questione Tav è intervenuta anche la ministra francese Elisabeth Borne : «Abbiamo firmato un trattato con l’Italia che prevede la realizzazione della Torino-Lione. Speriamo che gli italiani ci confermeranno domani che realizzeranno con noi questo tunnel», ha detto alla Cnews. E proprio sulla questione dei costi evocata da Palazzo Chigi Borne ha ricordato che la quota dei finanziamenti dell’Ue al progetto, che attualmente si attesta al 40%, potrebbe salire fino al 50%.