12 marzo 2019 - 10:03

La Via della Seta e il blog di Grillo: «Progetto sinistro e squilibrato»

A novembre l’ultimo intervento è stato dell’europarlamentare M5S Corrao: «Stiamo parlando di qualcosa di molto più grande di quello che sembra. Troppi squilibri»

di Franco Stefanoni

Ignazio Corrao Ignazio Corrao
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Che cosa pensa Beppe Grillo del progetto di accordo strategico e commerciale proposto dalla Cina, noto come nuova Via della Seta (Belt and road initiative) e in calendario per una firma il prossimo 23 maggio tra Roma e Pechino? Il garante del Movimento, in via ufficiale, non si è ancora espresso. Ma, sul suo blog, il 28 novembre del 2018, a inquadrare la linea ci aveva pensato l’europarlametare pentastellato Ignazio Corrao, esprimendo una visione completamente opposta a quella attuale sostenuta da Luigi Di Maio e dal resto della prima linea del Movimento. Infatti, mentre oggi i Cinque Stelle applaudono con convinzione la prospettiva di un via libera a un patto bilaterale tra Italia e Cina (avversato, invece, dalla Ue, preoccupata per iniziative non coordinate a livello comunitario), l’opinione allora avallata di fatto da Grillo risultava di piena preoccupazione. Adesso, in attesa di ospitare a Roma il presidente cinese Xi Jinping, il 22 marzo, occasione in cui potrebbe essere firmato il memorandum d’intesa sulla nuova Via della Seta (Lega permettendo), occorre forse rileggere l’analisi espressa da Corrao per comprendere la visione opposta tra leadership politica del M5S e padre fondatore dei Cinque Stelle.

Cina forte, Paesi deboli

Su quello che viene definito come il piano Marshall del XXI secolo, con costruzione di porti, ferrovie, autostrade, gasdotti e oleodotti per investimenti complessivi stimati in 830 miliardi di dollari, Corrao mette dunque in guardia. Ricordando l’opinione dei detrattori della nuova Via della Seta, parla di «sinistro progetto per creare un nuovo ordine mondiale in cui la Cina sarà l’attore dominante». L’europarlamentare rammenta come la politica degli accordi bilaterali e dei memorandum possa portare a un controllo da parte della Cina di settori come quelli bancario ed energetico. «In questo programma infrastrutturale», scrive Corrao, «si rileva un forte squilibrio e un’assenza di reciprocità tanto a livello normativo (le aziende cinesi possono investire, acquisire o entrare nella gestione delle infrastrutture europee, mentre nessuna azienda europea può investire in un’azienda di stato cinese), quanto a livello commerciale (il volume di vendite cinesi risulta nettamente superiore agli acquisti e la manodopera locale europea non é quasi mai coinvolta)». Corrao identifica i Paesi più piccoli e indebitati quelli più deboli nei confronti con la Cina, avverte che accordi bilaterali in Europa sono stati firmati da Ungheria, Romania e Repubblica Ceca, e segnala il timore della cosiddetta «diplomazia della trappola del debito», che vedrebbe la Cina in posizione di forza in cambio di riduzione dell’esposizione debitoria. L’europarlamentare, senza fare riferimento all’Italia ma indicando le aree più vulnerabili del mondo come l’Asia Sud orientale, sottolinea: «Stiamo parlando di qualcosa di molto più grande di quello che sembra. Stiamo parlando di una strategia silenziosa e lungimirante di egemonia culturale, economica, commerciale e geopolitica, che, quando giungerà a maturazione, sarà tanto invasiva quanto irreversibile».

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