14 marzo 2019 - 12:15

Via della Seta, Salvini: «Non è un testo sacro». E alle infrastrutture: «Un commissario farebbe bene»

Il vicepremier: «Non limiterebbe il ministro Toninelli». E sul dossier 5G Huawei: «Secco no se si mette a rischio la sicurezza dei dati»

di Franco Stefanoni

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«L’Italia ha bisogno di più infrastrutture, prima si approva lo Sblocca cantieri e il nuovo codice degli appalti e meglio è». Così il vicepremier Matteo Salvini nel corso di una conferenza alla Camera. «Un commissario sulle infrastrutture farebbe bene», ha detto, «non faccio nomi ma un responsabile aiuterebbe. Chissà se Expo si sarebbe mai fatto senza un commissario responsabile». Anche se, ha poi aggiunto il ministro dell’Interno, un commissario «non limiterebbe il ministro Toninelli».

«Cauto con potenze formalmente in via di sviluppo»

Salvini ha poi risposto sul tema della nuova Via della Seta e della questione 5G di Huawei. Il Memorandum sulla nuova Via della Seta «si sta rileggendo. Non è un testo sacro, tutto è perfettibile», ha detto, «l’Italia è ben collegata in un’alleanza che giustamente chiede attenzione». Poi ha aggiunto: «Da ministro dell’Interno è mia esclusiva e totale competenza garantire la sicurezza dei dati sensibili italiani», ha detto, «quindi se ci fosse anche solo il lontanissimo dubbio che certe acquisizioni compromettono la sicurezza italiana, da parte del ministero dell’Interno ci sarà un secco “no”». Il vicepremier ha ricordato che il dossier 5G Huawei e quello della nuova Via della Seta sono «separati, anche se giornalisticamente assimilati». Salvini si è speso per il sostegno alle aziende italiane: «Sono assolutamente a favore di nuovi canali di commercializzazione e fatturazione per le imprese italiane, i nuovi mercati sono fondamentali per le nostre imprese, altro paio di maniche è permettere la penetrazione di potenze straniere che possano condizionare la vita italiana». Il ministro ha citato «l’acquisizione cinese del porto greco del Pireo» e «quel che ne è conseguito in termini di condizionamento e presenza». «Io prima di permettere a qualcuno di investire sul porto di Trieste o Genova», ha detto, «ci penso, non una, ma cento volte. Se fosse un investitore americano direi di sì, ma se c’è una potenza cha ancora sovrappone economia a politica, anzi formalmente un Paese in via di sviluppo...», ha concluso invitando «all’estrema prudenza».

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