IL PROGETTO DELL’ALTA VELOCITà’
Macron su Tav e Cina: doppio affondo contro l’Italia
Il presidente francese alla vigilia dell’incontro ha detto: «La Torino-Lione un problema italiano, non ho tempo da perdere». E sui rapporti con Pechino: «E’ un nemico sistemico dell’Europa, basta ingenuità»
Sulla Cina e sulla Tav la Francia mette l’Italia nell’angolo. Macron prima sulla Torino- Lione spegne le speranze italiane di una revisione del progetto dichiarando che la Francia va avanti e che «non ha tempo da perdere. Poi, a poche ore dall’incontro di Xi Jinping a Roma con il governo italiano avverte che «la Cina è un rivale sistemico» dell’Europa e invita a mettere da parte ogni «ingenuità».
L’incontro sulla Tav
L’incontro tra il presidente francese, Emmanuel Macron, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non è stato un momento né di negoziati né di decisioni sulla Tav Torino-Lione. Lo riferiscono fonti dell’Eliseo dopo il bilaterale di questa mattina. Conte avrebbe informato Macron del dibattito interno al governo. Macron avrebbe risposto che, dopo l’avvio dei bandi, la Francia va avanti sulla Tav.
Macron: «Non ho tempo da perdere»
L’atteggiamento della Francia e le parole trapelate in queste ore sembrano chiudere la strada alla revisione complessiva del progetto, ipotesi sulla quale si regge la fragile tregua pattuita all’interno del governo italiano tra Lega e M5S. Giovedì in tarda serata il presidente Emmanuel Macron in persona era stato netto. Sulla Torino-Lione «la Francia ha sempre avuto la stessa posizione - aveva dichiarato -, adesso è un problema italo-italien, io penso che i temi europei sono sufficientemente importanti ma credo che ogni volta che ci sono dei temi di divisione nazionale o domestici di un paese al Consiglio europeo si perde del tempo e io non ne ho molto da perdere». Nonostante la posizione di Parigi, Conte al termine del faccia a faccia con Macron si mostra ancora ottimista: «Non abbiamo parlato della redistribuzione delle risorse, ho parlato dell’analisi costi benefici. Abbiamo affidato ai nostri ministri il compito di condividere l’analisi costi benefici e lì si aprirà una discussione.Il vicepremier Salvini, dal canto suo, invitato a commentare l’incontro Macron-Conte ha detto: «Spero che la Francia ci restituisca i 15 terroristi che bevono champagne».
Il punto della situazione
Il punto della situazione, del resto è chiaro: pochi giorni fa Telt - la società italo francese incaricata di realizzare la linea ferroviaria - ha sbloccato i bandi da 2,3 milioni di euro per lavori sul tratto francese. Come già previsto entro sei mesi le imprese interessate a partecipare all’opera dovranno presentare le loro manifestazioni di interesse; al termine di questo periodo, tuttavia, l’Italia si riserva di rivedere la sua posizione complessiva sulla Tav.
L’affondo francese su Pechino
Poche ore più tardi ecco arrivare l’affondo del capo dell’Eliseo sui rapporti con Pechino. Sulla Cina, dice Macron in una conferenza stampa al termine del Consiglio d’Europa «il tempo dell’ingenuità europea è finita» perché il paese è tra «i rivali sistemici» dell’Unione Europea, «che sono anche dei partner economici». Macron ha salutato positivamente il documento della Commissione in cui si definisce la Cina come «rivale sistemico». Secondo il presidente francese, il Consiglio europeo ha segnato una svolta nella consapevolezza degli europei delle sfide poste dalla Cina. «Questo risveglio era necessario» perché «da diversi anni abbiamo un approccio in ordine sparso e la Cina sfruttava le nostre divisioni».
L’appoggio di Juncker
Il «serrate le file» europeo di fronte all’avanzata cinese viene condiviso anche dal presidente della commissione Jean Claude Juncker: «Per noi oggi la Cina è un concorrente, un partner e un rivale, dunque bisogna adeguarsi a questa nuova situazione sulla scena internazionale: esiste uno squilibrio commerciale e le asimmetrie creano squilibri, non possiamo costruire qualcosa di stabile sulla base di squilibri persistenti. Manca la reciprocità nei nostri scambi commerciali, e la concorrenza tra Cina e Europa non ha una base egualitaria».