28 marzo 2019 - 16:30

Processo Montante, il governo non sarà parte civile. L’Antimafia convoca Salvini

L’iniziativa del pentastellato Nicola Morra, presidente della commissione: «Il ministro fornisca spiegazioni». La replica del Viminale: «E’ stato il premier Conte a opporsi»

di Giovanni Bianconi

Processo Montante, il governo non sarà parte civile. L’Antimafia convoca Salvini
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Dietro la mancata costituzione di parte civile del governo nel processo in corso a Caltanissetta contro l’ex presidente di Confindustria Sicilia Antonello Montante, c’è una spaccatura tra presidenza del Consiglio e ministero dell’Interno. Tra il premier Giuseppe Conte e il titolare del Viminale Matteo Salvini. Dopo che il presidente della commissione antimafia Nicola Morra ha chiesto pubblicamente conto al ministro dei motivi per cui il Viminale non sia presente come parte lesa nel giudizio che vede alla sbarra l’ex “paladino dell’antimafia” Montante e i suoi presunti complici (tra cui appartenenti ed ex appartenenti ai servizi segreti, alla polizia, ai carabinieri e alla guardia di finanza) accusati di corruzione e altri reati, Salvini ha scoperto le carte. Uno scambio di lettere da cui si desume che il ministero era intenzionato a costituirsi parte civile, ma è stato palazzo Chigi è imporre lo stop.

«Con riferimento alla richiesta di autorizzazione», è scritto in una missiva dell’ottobre scorso firmata dal capo del Dipartimento per gli affari giuridici della presidenza del Consiglio, “tenuto conto di quanto rappresentato dall’Avvocatura generale dello Stato, non si ravvisa l’opportunità, allo stato, di dare luogo al relativo procedimento”. Il parere dell’avvocatura dello Stato era arrivato due giorni prima, e si apriva con una premessa: lo stesso ufficio , nell’ambito del processo Montante, aveva assunto la difesa di un funzionario dell’Aisi (il servizio segreto interno) imputato di associazione per delinquere e rivelazione di segreto.

Nel documento erano riassunti i capi d’accusa, secondo i quale Montante su sarebbe avvalso della complicità di alcuni dipendenti statali per mettere in piedi “una struttura che avrebbe avuto la finalità di far eludere le attività investigative (sul conto di Montante, ndr), rivelando altresì notizie che avrebbero dovuto rimanere riservate”. In pratica, secondo la Procura di Caltanissetta che ha chiesto il rinvio a giudizio, l’allora dirigente della Confindustria siciliana e nazionale poteva contare su informazioni e appoggi ricevuti da esponenti dei Servizi e di altre forze di polizia per cercare di proteggersi dalle attività della stessa Procura che aveva aperto sul suo conto un’indagine per associazione mafiosa. “Allo stato degli atti”, concludeva l’Avvocatura dello Stato, “viste le contestazioni formulate nei capi d’imputazione, non si ritiene sussistano ragioni per le quali l’Amministrazione dell’Interno, ovvero altre Amministrazioni dello Stato, si costituiscano eventualmente parte civile”.

Il parere è stato fatto proprio da palazzo Chigi che così ha bloccato il Viminale. E ora il presidente grillino della commissione parlamentare antimafia ha annunciato la convocazione di Salvini per avere chiarimenti su questa vicenda, Salvini gioca d’anticipo e manda a dire che per avere ulteriori informazioni bisogna rivolgersi a Conte. Il processo a carico di Montante (arrestato dieci mesi fa) e altri cinque imputati che reati hanno scelto il rito abbreviato e rispondono a vario titolo di associazione per delinquere, corruzione e altri, è in corso davanti al giudice dell’udienza preliminare di Caltanissetta. Per altri 17 imputati, tra i quali il funzionario dell’Aisi difeso dall’Avvocatura dello Stato, il processo ordinario deve ancora cominciare.

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