5 giugno 2018 - 10:27

Flat tax, aumento Iva, migranti, famiglie arcobaleno. I nodi del programma di governo

Divergenze tra Lega e M5S, coperture finanziarie da trovare, riforme da rinviare o spalmare nel tempo. Sul tavolo anche le pensioni, le grandi opere, i rapporti con la Ue

di Franco Stefanoni

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Flat tax per imprese e famiglie

Un’operazione per step. La nuova flat tax dovrebbe partire dal 2019, sia per le imprese che per le famiglie, ma con velocità diverse. È questa la road map che si va delineando per la cosiddetta “tassa piatta”, uno dei pilastri del contratto del nuovo governo M5S-Lega. Il percorso «graduale» che dovrebbe portare già dal prossimo anno alla revisione del sistema impositivo dei redditi per le persone fisiche e per le imprese, dovrebbe costare oltre 40 miliardi di euro. Nel complesso si tratta di una riforma complessa che comporta la revisione di un sistema fiscale che include deduzioni e detrazioni pluriennali che devono comunque essere riconosciute. Pertanto, riferiscono fonti della Lega, è facile immaginare che si tratti di un percorso in più fasi con l’obiettivo di completare già nel primo anno, il 2019, la parte più consistente dell’operazione (costo previsto circa 30 miliardi). Le stesse fonti non escludono, quindi, che data la complessità della misura, e i tempi stretti, ci possano essere degli slittamenti. L’obiettivo è di far partire imprese e famiglie insieme, anche se per le prime il meccanismo è più semplice visto che la flat tax esiste già per le società di capitali e si tratta quindi di estenderla ora anche alle società di persone, alla partite Iva, etc. Tuttavia, fanno notare fonti M5S, superare l’attuale sistema impositivo per le imprese a favore della flat tax comporterebbe l’abolizione dell’Irap e la riduzione dell’aliquota Ires oggi al 24%. Un’operazione che richiederebbe ulteriori coperture.

Per le famiglie l’operazione avrà probabilmente una velocità diversa con l’introduzione di alcuni parametri già dall’anno prossimo e il perfezionamento dell’impianto negli anni successivi. La base di partenza della “tassa piatta”, che in realtà è ora una dual tax, è la proposta di legge Siri che prevedeva un’aliquota unica al 15% e qualora non si fosse riusciti a raggiungere l’obiettivo di gettito, l’introduzione di una seconda aliquota al 20%, una sorta di clausola di salvaguardia. Poiché in sede di trattativa di governo il M%S ha chiesto una maggiore progressività dell’imposta, nel contratto è stato introdotto un impianto con due aliquote secche: una al 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e una al 20% per quelli superiori. Con una deduzione fissa di 3 mila euro sulla base del reddito familiare che sarebbe così applicata: per ogni componente del nucleo familiare fino a 35 mila euro di reddito complessivo; solo ai familiari a carico nella fascia 35-50 mila; nessuna deduzione per redditi superiori.

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