10 febbraio 2019 - 22:01

L’aut aut di Calenda scuote il Pd
Martina: «È la strada giusta»

Le reazioni alla lettera mandata al «Corriere» dall’ex ministro, promotore del manifesto europeista. Il vice di Zingaretti: nessuno ha il copyright della lista unitaria

di Giuseppe Alberto Falci

L’aut aut di Calenda scuote il Pd Martina: «È la strada giusta»
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La prudenza resta massima, ma la lettera di Carlo Calenda al Corriere della Sera («Se sono l’ostacolo io, cedo il passo a Gentiloni»)anima la domenica del Pd a tre settimane dalle primarie. Di certo, chi non accetta un passo di lato dell’ex ministro dello Sviluppo economico è Maurizio Martina, segretario uscente e candidato alle primarie, che si dice pronto a far sottoscrivere il manifesto «Siamo europei» ai gazebo il prossimo 3 marzo: «Per me questa è la strada giusta, e se farò il segretario il giorno dopo il mio insediamento proporrò un comitato promotore nazionale per lavorare alle adesioni».

Non è dissimile l’approccio di Massimiliano Smeriglio, vicegovernatore del Lazio e ombra di Nicola Zingaretti, che la mette così: «Calenda può essere uno dei protagonisti della ricostruzione. Ma qui nessuno ha il copyright della lista unitaria. Se fosse per me mi piacerebbe vedere una lista aperta alla società civile che va da Massimo Cacciari a Ilaria Cucchi fino a a Calenda». Tuttavia in casa democrat sono ore delicate. Il terrore è che l’affluenza alle primarie sia lontana dall’ultima consultazione del 2017. Non a caso Francesco Boccia, che porta in dote a Zingaretti il 4% ottenuto alla Convenzione, avverte: «La linea sull’Europa è condivisibile. Ma fino al 3 marzo lavoriamo a far votare tutti alle primarie del Pd. Gentiloni al posto di Calenda? Sia Carlo che Paolo sono due autorevoli iscritti al Pd».

Lorenzo Guerini, altro peso massimo del Nazareno e oggi uno dei motori della campagna di Martina, si mostra prudente, servendosi della scuola democristiana: «Credo sia doveroso un lavoro in cui tutte le personalità siano in campo. Gentiloni o Calenda? Per me nessuno è un problema». Mentre Bruno Tabacci, deputato di +Europa, striglia Calenda perché «ci vuole modestia per costruire un progetto politico». «Dopodiché — si domanda con ironia — cosa vuole dire cedere il passo a Gentiloni? Cede il passo a Gentiloni che aveva invitato a una cena a cui nessuno è andato?». Ma, sbotta la prodiana Sandra Zampa, «il problema non è Calenda o Gentiloni. Io lo inviterei a sgomberare il campo dall’io». Anche il renziano Ivan Scalfarotto, che sostiene Roberto Giachetti alle primarie, resta convinto che «se si toglie Calenda e se si mette Gentiloni non cambia alcunché. Calenda è un iscritto del Pd. Propone dei contenuti condivisibili. Allora presentiamoci alle Europee con quel manifesto».

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