10 gennaio 2019 - 17:06

Usa, curata con ansiolitico per un attacco di panico, donna muore di rabbia trasmessa da un cane

La turista di 65 anni era stata morsa da un cagnolino durante un ritiro di yoga in India ed è morta negli Stati Uniti 18 giorni dopo la comparsa dei primi sintomi

di Cristina Marrone

Usa, curata con ansiolitico per un attacco di panico, donna muore di rabbia trasmessa da un cane
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In ospedale i medici della Virginia (Stati Uniti) credevano che quella donna in preda all’ansia e alla paura fosse vittima di un attacco di panico e dopo averle somministrato tranquillanti l’hanno rimandata a casa. Due giorni dopo la donna, 65 anni, è arrivata in ospedale in ambulanza, in gravissime condizioni. Ma ormai era troppo tardi: la signora 65enne è morta a causa della rabbia che le era stata trasmessa dal morso di un cane mentre si trovava in vacanza in India.

Il viaggio

I fatti risalgono al gennaio del 2017, ma i Centres for Disease Control and Prevention americani (CDC) hanno reso noto il rapporto da pochi giorni per spingere i cittadini americani a vaccinarsi prima di affrontare viaggi all’estero. La donna era stata in India per sette settimana in un «ritito yoga» a Rishikesh. Una mattina, appena uscita dall’albergo aveva visto un cucciolo di cane, ma quando l’ha accarezzato è stata morsa alla mano destra. Una ferita lieve, così la donna si è limitata a lavare e disinfettare il morso.

La lunga agonia

Sei settimane dopo, una volta tornata in Virginia ha cominciato ad accusare i primi sintomi con dolore e intorpidimento alle braccia. Dopo tre giorni si è recata in ospedale dove le è stata diagnosticata la sindrome del tunnel carpale ed è così stata trattata con antinfiammatori non steroidei e un antidolorifico. Il giorno dopo però è tornata di nuovo in ospedale in preda all’ansia, con insonnia, mancanza di respiro. A quel punto le è stata diagnosticato un attacco di panico, trattato con un farmaco antiansia. Nonostante le cure la donna era sempre più agitata e scoordinata nei movimenti. Alla paziente è stato praticato un cateterismo cardiaco d’emergenza, ma le sue arterie erano in realtà risultate libere. Quando la paziente ha cominciato a diventare molto aggressiva e a non riuscire a bere perché provava dolori atroci nella deglutizione (tipici sintomi della rabbia), i medici hanno cominciato a sospettare che la donna avesse contratto proprio quella malattia. Dal racconto del marito è emersa la storia di quel piccolo morso del cagnolino. Ma ormai era troppo tardi: il vaccino antirabbia funziona solo se iniettato prima della comparsa dei sintomi. Diciotto giorni dopo la donna è morta.

La diffusione della malattia

I Cdc con questo Report hanno voluto mettere in allerta tutti i viaggiatori: nonostante la rabbia canina sia stata debellata nei Paesi avanzati è ancora presente nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto India, Sud Est Asiatico e Africa. Dal 2008 questa donna è a 24° vittima di rabbia negli Stati Uniti. Ogni anno nel mondo muoiono 59 mila persone per la rabbia che può essere trasmessa non solo da cani e gatti, ma anche da pipistrelli, procioni, coyote e puzzole. Obiettivo dell’Onu è debellare la rabbia entro il 2030. In Italia non si segnalano casi di malattia dal 2011.

I sintomi

La rabbia è un’infezione causata da un virus (Lyssavirus) che può essere trasmessa anche agli esseri umani attraverso il contatto tra la saliva dell’animale infetto e una ferita o una mucosa dell’uomo, in genere attraverso un morso. Quando il paziente inizia a presentare i segni e i sintomi della rabbia di solito gli rimangono pochi giorni di vita. Una volta penetrato nell’organismo il virus si moltiplica per poi diffondersi in modo incontrollabile nelle terminazioni nervose; da queste raggiunge il midollo spinale e prosegue fino al cervello. Il periodo di incubazione è di solito compreso tra 2 e 12 settimane. I sintomi iniziali della malattia (ansia, formicolii) durano per circa 2-10 giorni per poi lasciare spazio a sintomi più gravi come comportamento aggressivo, allucinazioni, agitazione, eccessiva produzione di saliva. Nelle fasi più avanzate il paziente manifesta difficoltà a deglutire, tanto da andare incontro a veri e propri attacchi di panico quando non riesce a placare la sete a causa degli atroci dolori alla gola quando prova a bere.

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