23 febbraio 2019 - 07:20

Bambini, nel nostro Paese la salute non è uguale per tutti

Un neonato che nasce al Sud ha un rischio del 36 per cento in più di morire rispetto a uno che nasce al Nord. I pediatri: urge un programma di azione per il contrasto alle disuguaglianze

di Maria Giovanna Faiella

(Getty Images) (Getty Images)
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In Italia la salute non è uguale per tutti i bambini e le differenze cominciano già in culla: anche se il nostro Paese fa registrare tra i più bassi tassi di mortalità infantile al mondo, un neonato che nasce nelle Regioni meridionali ha un rischio del 36 per cento in più di morire rispetto a uno che nasce al Nord. E il divario arriva al 57 per cento tra i figli di genitori immigrati. Secondo i dati dell’Istat, circa il 20 per cento delle famiglie con tre o più figli minori vive in condizioni di povertà, con conseguenze soprattutto sulla salute dei più piccoli. Sono alcuni dati emersi durante un convegno a Roma dal titolo «Bambini e disuguaglianze», patrocinato dalla Presidenza della Facoltà di medicina e odontoiatria dell’Università La Sapienza e dalla Società italiana di pediatria.

Nascere al Sud

«Ogni bambino che nasce dovrebbe avere la possibilità di crescere e svilupparsi in maniera ottimale ed essere curato nel migliore dei modi quando si ammala, ma non sempre è così» esordisce uno dei promotori del convegno, il professor Mario De Curtis, direttore dell’unità operativa complessa di neonatologia, patologia e terapia intensiva neonatale del Policlinico Umberto I di Roma e ordinario di pediatria al dipartimento materno-infantile dell’Università La Sapienza. Perché la mortalità infantile è più elevata al Sud? «La prognosi peggiore nel Mezzogiorno è legata a fattori di ordine economico e sociale, ma anche a problemi organizzativi che riguardano la rete perinatale e la presenza di tante piccole maternità dove si fanno meno di 500 parti l’anno – spiega De Curtis – . Oggi in Italia il diritto alla salute dipende dalla Regione in cui si ha la fortuna di nascere e vivere. Differenze inique che riguardano tutte le età, ma che sono ancora più gravi nel caso dei bambini perché possono compromettere il loro sviluppo. Per esempio, un bambino che ha una depressione alla nascita, se non curato in modo appropriato, può sviluppare un’alterazione neurologica e disabilità». 

La povertà

La povertà è un altro aspetto particolarmente critico per i bambini. «Il bambino che vive in una condizione di povertà - malnutrizione, carenza di cure igieniche, scarsità di stimoli - ha maggiori difficoltà nello sviluppo cognitivo, emotivo e psicologico – sottolinea De Curtis –. La deprivazione può comprometterne la crescita e determinare conseguenze a lungo termine. E il tempo perso difficilmente si può recuperare». C’è poi il problema della denatalità che potrebbe compromettere lo sviluppo del Paese. «Secondo i dati dell’Istat, nel 2018 sono nati 449 mila bambini, meno della metà di quelli che erano nati negli anni Sessanta – fa notare il pediatra – . Hanno contribuito molto a ridurre la denatalità i bambini nati da genitori stranieri che, secondo i dati Istat, rappresentano il 14,7 per cento di tutti i nati, ma contribuiscono al 21 per cento della mortalità infantile totale, facendo registrare una mortalità infantile più elevata del 56 per cento rispetto ai nati da genitori italiani». 

Come agire

Secondo i pediatri, nel nostro Paese occorre mettere al centro la “questione infanzia”. «Il nostro ruolo è curare i bambini ma anche promuovere il loro benessere fisico e psicologico in una società che è cambiata – fa notare Giovanni Corsello, ordinario di pediatria al dipartimento materno-infantile dell’Università di Palermo – . Avere bambini sani oggi significa avere un mondo in salute domani». Gli fa eco Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria: «È necessaria una maggiore attenzione alla tutela della salute psicofisica e alle necessità dei bambini, nella scuola, nella famiglia, nella società». Conclude De Curtis: «Serve un programma di azione per il contrasto alle disuguaglianze in sanità che permetta anche ai bambini che nascono e vivono al Sud e a quelli stranieri di avere le stesse opportunità di salute. La lotta contro la povertà infantile rappresenta una priorità che va messa al centro dell’azione politica».

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