25 luglio 2018 - 16:03

Salvini e il peso delle parole: quando i «parassiti» erano gli ebrei

Il ministro dell’Interno: «Il problema non sono i rom, ma quella sacca parassitaria che si ostina a vivere nell’illegalità»

di Orsola Riva

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«In Italia ci sono 150 mila persone rom ma i problemi sono limitati a 30 mila che si ostinano a vivere nell’illegalità. Il problema è questa sacca parassitaria, potrebbero anche essere eschimesi o islandesi». «Sacca parassitaria»: ha usato proprio queste parole il ministro dell’Interno Matteo Salvini, commentando con i giornalisti l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che proprio oggi ha ricordato come le leggi razziali del 1938 portarono, insieme a quello degli ebrei, anche allo sterminio dei rom.

Tutte le parole hanno una storia. Alcune volte gloriosa, infame altre. Parassita è una di queste ultime. Perché era questo uno degli epiteti con cui venivano marchiati gli ebrei durante il nazismo. Perché la propaganda razzista si nutre di insulti, e prima ancora di bugie, di false teorie scientifiche, di vere e proprie bufale. Oggi le chiameremmo fake news. Una di queste era che gli ebrei fossero dei parassiti. «L’Ebreo – è scritto nel Mein Kampf - non è mai stato un nomade ma sempre un parassita nel corpo delle altre nazioni». E non era una metafora. Non solo, a dispetto di ogni verità storica, gli ebrei erano considerati dei parassiti della società; proprio loro che tanto hanno contribuito a far strappare in avanti l’Occidente, si trattasse di filosofi o banchieri, scienziati, uomini di lettere o commercianti. No, secondo la propaganda nazista gli ebrei erano letteralmente degli organismi parassitari, tanto da essere accusati di portare malattie. Non a caso il micidiale Zyklon B con cui venivano gasati i deportati nei lager, in origine era usato come insetticida.

Ecco perché usare la parola parassita come ha fatto oggi Salvini per parlare di un popolo, in questo caso i rom, è grave e pericoloso. Mai più, non ci stanchiamo di ripetere noi figli e nipoti di un Continente rinato dalle sue macerie. Ma l’unico modo che abbiamo, noi europei, per essere certi che queste cose non capitino di nuovo, è ricordare che la strada verso l’inferno della Shoah è stata lastricata da parole pesanti come pietre: parole come parassita, appunto.

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