19 settembre 2018 - 19:02

Che cos’è fascismo? La lezione di Madeleine Albright sul pollo da spennare

L’ex segretario di Stato Usa parla all’Economist del suo libro «Fascism: A warning». «Io non accuso nessun governo attuale di essere fascista. Chi come me è cresciuto nella sindrome di Monaco non può non vedere i molti segnali inquietanti»

di Orsola Riva

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Che cos'è fascismo? «Il fascismo non è un’ideologia di sinistra, di destra o di centro; piuttosto un approccio per prendere il potere e consolidarlo da parte di un individuo o di un partito che pretende di agire nel nome di una nazione o di un popolo. Il fascismo è profondamente anti democratico, anche se un governo fascista può prendere il potere attraverso un processo democratico». Parola di Madeleine Albright, intervistata dall’Economist sul numero di questa settimana. L’ex segretario di Stato di Bill Clinton sa bene di cosa parla per averlo provato sulla propria pelle. Nata Marie Jana Korbelová nel 1937 a Praga, la prima donna a capo della diplomazia americana fu costretta a fuggire con la sua famiglia a Londra (il padre era un diplomatico di origine ebraica e fede democratica) dopo l’annessione del suo Paese al Terzo Reich. Ecco perché nel suo libro «Fascism: A warning», uscito la primavera scorsa, la Albright spiega di essere cresciuta con la sindrome di Monaco, di quanto cioè sia importante non sottovalutare i segnali di pericolo per la democrazia come invece fecero Chamberlain e Daladier lasciando briglia sciolta a Hitler. Nell’intervista dell’Economist è tornata a ribadire il concetto: «A parte la Nord Corea, io non accuso nessun governo attuale di essere fascista. Tuttavia non posso non vedere delle somiglianze assai inquietanti fra alcune congiunture odierne e le condizioni che portarono all’ascesa di Mussolini e poi di Hitler: disparità economiche, una fiducia declinante nei partiti politici tradizionali, la corrosione del dibattito pubblico, la diffamazione delle minoranze e uno sforzo concertato da parte di leader repressivi di minare la libertà di espressione, di pervertire la logica e di distorcere la verità». Ecco il perché del titolo «A warning», un avvertimento.

La sindrome di Monaco

Albright cita una frase di Mussolini secondo cui per prendere il potere bisogna procedere come quando si spenna il pollo, una piuma per volta. Chi sono i polli? Tutti noi, cittadini e politici, che continuiamo a sottovalutare questi segnali convinti che le nostre democrazie rappresentino una conquista eterna, che nessuno potrà mai sovvertire. «Liberal e democratici sono troppo passivi?», chiede l’Economist. E la Albright risponde: «Dobbiamo reagire in modo più duro contro il cinismo di destra e di sinistra. Il fascismo prospera quando non vi sono ancoraggi sociali, quando si diffonde la percezione che i media mentano sempre, che i giudici siano corrotti, la democrazia un’impostura, le corporazioni siano al servizio del Male e che ci voglia una mano forte per proteggerci contro la malvagità dell’altro - siano essi gli ebrei, i musulmani, i cosiddetti red neck o le cosiddette élite. Per quanto siano imperfette, le nostre istituzioni sono quanto di meglio abbiano prodotto 4000 anni di civiltà e non possono essere messe da parte senza aprire la porta a qualcosa di peggiore». Lo aveva già detto Churchill, non a caso l’unico che aveva capito lo sbaglio enorme commesso da Chamberlain a Monaco: «La democrazia è la peggior forma di governo eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora».

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