mano libera
28 novembre 2018

L’offensiva convivenza di Antonio Gramsci e Nicola Pende

Senza badare al senso del ridicolo, due scuole si sono unificate. Ed è nato l’”Istituto comprensivo Gramsci-Pende” di Noicattaro (Bari). Sull’insegna l’antifascista Antonio Gramsci sta vicino al teorico della razza Nicola Pende: Gramsci si rivolterebbe nella tomba

L’offensiva convivenza di Antonio Gramsci e Nicola Pende

Cosa avevano in comune Antonio Gramsci e Nicola Pende? Nacquero tutti e due nell’Ottocento e morirono tutti e due nel Novecento. Fine. Eppure, come ha scoperto esterrefatto il giornalista e scrittore Fabio Isman, che dopo essersi a lungo occupato del patrimonio storico italiano ha appena pubblicato per Il Mulino il libro 1938, l’Italia razzista. I documenti della persecuzione contro gli ebrei, c’è un luogo dove i due intellettuali contrapposti sono stati costretti a una insana convivenza. È un istituto scolastico di Noicattaro, in provincia di Bari, la cittadina dove era nato (come ricorda una strada a lui dedicata) il celebre teorico della razza. Frutto dell’unificazione di due scuole diverse portata a compimento senza badare troppo al senso del ridicolo, si intitola infatti Istituto Comprensivo Gramsci - Pende. Un abbinamento insensato che pare indicare agli studenti due modelli ai quali indifferentemente ispirarsi. Di qua una delle vittime più illustri delle carceri fasciste, nelle quali l’intellettuale comunista fu rinchiuso per anni su mandato di Benito Mussolini fino al ricovero in ospedale dove sarebbe morto. Di là un uomo che fu sì candidato tre volte al premio Nobel ma anche un razzista e fascista convinto, con tessera mussoliniana in tasca fino dal 1924.

Antonio Gramsci si rivolterebbe nella tomba. Sulla razza, infatti, aveva idee chiarissime. Non rivendicava solo d’essere lui stesso un miscuglio di origine diverse: «Non ho nessuna razza: mio padre è di origine albanese recente (la famiglia scappò dall’Epiro dopo o durante le guerre del 1821 e si italianizzò rapidamente, ndr; mia nonna era una Gonzalez…». Ma si spinse a teorizzare, ricorda in Gramsci e il razzismo lo storico Raul Mordenti, «l’obiettivo concreto d’un grande processo storico di unificazione reale del genere umano, di tutti gli uomini del mondo: quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi»

Nicola Pende, per quanto avesse contestato d’esser finito «a sua insaputa» tra i firmatari del Manifesto della razza, fu uno dei principali teorici dell’esatto contrario di quanto auspicava Gramsci. Al punto di diffidare il regime fascista nel 1936 dal «permettere quello che le leggi biologiche che regolano la genetica dell’umanità non hanno mai permesso, cioè che i suoi coloni e soldati, incoscientemente, creino in Africa un mondo di meticci, che la razza più equilibrata e più bella che sia germogliata sotto il sole si fonda con razze seminegre o negre, primitive e fondamentalmente lontane per caratteri biopsicologici quali sono le razze etiopiche». Tesi ribadita due anni dopo, come gli rinfaccerà tra gli altri lo studioso Francesco Cassata, con un monito infame sulla «necessità di evitare il matrimonio con individui di stirpe semitica, come sono gli ebrei, i quali non appartengono alla progenie romano-italica, e soprattutto dal lato spirituale, differiscono profondamente dalla forma mentis della nostra razza». Parole che non gli impedirono, dopo la caduta del fascismo, di riciclarsi come se fino ad allora avesse fatto il medico, solo il medico…

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