MANO LIBERA
17 aprile 2019

Oliviero Toscani a processo per offesa alla religione: frasi da contestualizzare, non da condannare

C’è qualcosa di sballato, in un mondo che insulta tutti i giorni il Vangelo, nel processo per disprezzo della Chiesa contro il provocatore Oliviero Toscani. Il contesto dovrebbe fare la differenza

Oliviero Toscani a processo per offesa alla religione: frasi da contestualizzare, non da condannare

Circola da decenni in Veneto una barzelletta strepitosa, basata tutta su un moccolo ripetuto tante ma tante di quelle volte, fino all’irresistibile sorpresa finale, da perdere via via ogni parentela con la bestemmia. Moccolo che nessuno metterebbe mai nero su bianco perché allora sì tornerebbe a essere una bestemmia. Volgare, offensiva e inaccettabile non solo per chi crede in Dio ma anche per quanti sono dotati di una dose almeno omeopatica di rispetto per gli altri. Il contesto, ecco quello che conta: il contesto.

RACCONTA Franco Grillini, fondatore e presidente a vita di Arcigay, che tanti anni fa partecipò a Bologna a un dibattito in un circolo del Pci davvero indimenticabile. A un certo punto, mentre si parlava di diritti dei lavoratori, lui interruppe la riunione spiegando che sì, certo, il lavoro, il contratto, gli orari ma insomma, chi aveva a cuore i diritti delle persone doveva bene avere rispetto anche per quelli degli omosessuali. E fu allora che un operaio, mosso da sincera partecipazione al problema, si alzò tuonando in bolognese: «Ha ragione il compagno busone!» E la parola, infame in bocca a un omofobo, scivolò via nel contesto: sia pur usando un vocabolo sbagliato, a modo suo, quello lì aveva capito. Va da sé che c’è qualcosa di sballato, in un mondo che insulta tutti i giorni il Vangelo, nel processo per disprezzo della Chiesa contro Oliviero Toscani reo d’aver detto «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso», in una chiacchierata radiofonica con Giuseppe Cruciani e David Parenzo de La Zanzara, una serie di frasi che secondo il Pm milanese Stefano Civardi «offendeva la religione cattolica mediante vilipendio di chi la professa e dei ministri del culto delle persone dei Sommi Pontefici Francesco (al secolo di Jorge Mario Bergoglio) e San Giovanni Paolo II (al secolo Karol Wojtyla)…» Si sa com’è Oliviero: un provocatore. Su tutto e tutti. E questo fece, cinque anni fa (Cinque anni! Cinque anni per imbastire un processo dove l’eventuale reato era registrato su «bobina», per usare il «magistratese») accettando di parlare coi due «Lucignoli» radiofonici di un tema spinosissimo come la pedofilia nella Chiesa. A partire dalla scuola dai preti: «Mi ricordo durante la messa la mattina, in collegio, un confessore che ti palpava. A un certo momento l’ho preso per mano, l’ho portato fuori e ho detto: “scusi, questo qua palpa”. È venuto fuori un casino».

IL RESTO, dove Toscani immaginava «di essere un marziano» che atterri in Italia «ed entri in una bellissima chiesa cattolica» dove c’è «un altare con dei bambini nudi che volano», lo lasciamo perdere: non vorremmo reiterare il «reato» e finire a processo anche noi. Certo che ha detto quelle cose, «Mr. Provocation»: una «toscanata» alla Toscani. In un contesto come La Zanzara che deve il suo successo proprio al rifiuto perfino esasperato del «politicamente corretto». Ma merita davvero un’accusa di blasfemia fin troppo usata nei paesi che ci fanno orrore? E che senso c’è a chiamare a testimoni (di cosa? tutto registrato…) i presidenti delle associazioni Giuristi per la vita e Pro vita, che si definisce «aconfessionale» e poi mette tra «i frutti amari della cultura della morte» anche divorzio o le unioni civili e bolla quanti denunciano l’omofobia come appartenenti alla «gaystapo»? Mah…

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