21 maggio 2019 - 14:44

Lilli Gruber su 7: «L’immigrazione va gestita con la testa, non di pancia»

L’Italia si sta svelando sempre più razzista? «Troppi politici suggeriscono e legittimano, anche con battute, atteggiamenti xenofobi»

di Lilli Gruber

Lilli Gruber (foto Lapresse) Lilli Gruber (foto Lapresse)
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Cara Lilli, crede che l’Italia sia un paese razzista? Al di là di possibili ipocrisie, penso che la risposta sia “Sì”, non per ideologia ma per necessità. Molti di quelli che, guardando la televisione, sarebbero tentati di accogliere immigrati o rom in Italia per dovere di ospitalità, diventerebbero razzisti se quelle stesse persone fossero poi alloggiate nel loro quartiere o, peggio ancora, nel loro condominio. Il problema non sono questi italiani, ma i governi che vogliono sistemare i nuovi arrivati nelle periferie delle città, abbandonate da troppo tempo al proprio destino per preservare l’ élite del centro. E non esistono nemmeno pene certe per gli immigrati o i rom: i primi ricevono di solito un foglio di via e vengono rimessi in strada e i secondi vengono rilasciati subito, soprattutto se sono donne con figli piccoli. Se ci fossero pene certe riusciremmo a far comprendere ai cittadini italiani che gli immigrati che vengono ad abitare nel loro quartiere sono persone normali, perché i criminali sono in galera.
Alberto Gravame
agravame@gmail.com

CARO ALBERTO, forse non siamo razzisti ma in Italia c’è un moltiplicarsi preoccupante di episodi di discriminazione. Troppi politici suggeriscono e legittimano, anche con battute, atteggiamenti xenofobi. Perfino sulla straordinaria immagine scientifica del buco nero, Salvini è riuscito a fare sarcasmo: «In milanese si direbbe el bus ma non négher, sennò mi indagano». Il ministro dell’Interno col suo governo dovrebbe invece gestire il fenomeno dell’immigrazione in maniera efficace, legale, usando più la testa che la pancia. I fenomeni migratori comportano cambiamenti e inquietudini profonde nel nostro tessuto sociale. La politica ha il difficilissimo compito di prendersene cura e di sorvegliare affinché non degenerino. A meno che l’emergenza continua - vera o presunta - sia il vero carburante dei politici alla perenne ricerca del consenso.

Cara Lilli, alcuni giorni fa un quotidiano nazionale ha riportato la notizia della morte della madre di Angela Merkel. Il giornale evidenziava la disciplina osservata dalla Cancelliera che, dopo il lutto e prima di partire per un vertice sulla Brexit a Bruxelles, si è presentata al Bundestag. Si tratta di un comportamento molto lontano dal modo di fare italiano, ma credo altresì che chiunque abbia una carica pubblica, o a maggior ragione un incarico politico, debba trarne insegnamento. Si eviterebbe di confondere il ruolo pubblico con la vita privata.
Pasquale Vitale
pasquale.vitale@ymail.com

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CARO PASQUALE, se la Cancelliera tedesca ha deciso di osservare un rispettoso silenzio sulla morte di sua madre, dovremmo farlo anche noi. Il paragone coi nostri politici sarebbe impietoso ed è meglio non trascinare una leader come Angela Merkel - tra le più serie, capaci e riservate del panorama internazionale - nella volgarità delle sceneggiate italiane. I nostri rappresentanti invocano il rispetto della privacy, mentre attraverso i social e tutti gli altri canali di comunicazione ci inondano quotidianamente di dettagli spesso intimi e non richiesti della loro vita privata, o pseudo tale. Un po’ di silenzio gioverebbe anche a loro!

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