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Matteo Renzi deve servire il fronte europeo. Non viceversa
Il talento non basta, in politica. Occorrono anche empatia, realismo e tempismo. L’ex Presidente del Consiglio sembra averli persi. Ma ora forse ha l’occasione di rifarsi
MATTEO RENZI HA TALENTO: MA LO STA SPRECANDO. Questione di carattere, certamente. Aggiungiamo una certa presunzione, alcuni errori, un po’ di sfortuna – il vento storico gonfia le vele dei populisti – e una strana mancanza di tempismo, che per un uomo politico è come la mira per un tiratore. Se la perde, è bene che si trovi un altro mestiere.
CIÒ CHE COLPISCE DI PIÙ, in una persona dotata di evidente facilità di parola, è la difficoltà di comunicazione. È come se Matteo Renzi avesse perso la sintonia con gli elettori, e faticasse a ritrovarla. L’ho ascoltato con attenzione a Otto e Mezzo, mercoledì 29 maggio. Ha detto molte cose di buon senso, a mio giudizio. Non c’è dubbio che i programmi di Lega e Cinque Stelle siano pieni di promesse irrealizzabili. È evidente che abbiamo preso impegni, con l’Europa e i creditori, e dobbiamo mantenerli. È chiaro che chi crede alla società aperta, e teme le chiusure demagogiche, deve unire le forze, prima che sia tardi.
MA QUESTE COSE NON BASTA DIRLE; bisogna fare in modo che vengano capite. Comunicare – scrisse una volta Annamaria Testa – «è come giocare a freccette: non basta tirarle, bisogna centrare il bersaglio». Il Presidente del Consiglio dei 1.000 giorni ha almeno duemila rimpianti; e i rimpianti, si sa, appesantiscono il cuore e la mano. Come può non capire, il neo-senatore Renzi, che non può infilare una battuta dopo l’altra? Le trattative per il governo sono “una telenovela sudamericana”. L’eminenza grigia dei Cinque Stelle diventa “la Casaleggio & Dissociati”. Salvini e Di Maio vengono liquidati come “Cip & Ciop”. Eccetera.
LUCA BOTTURA – che ha collaborato con 7 e il Corriere, ora scrive per Repubblica – era davanti al televisore come me, durante Otto e Mezzo, e ha scritto questo tweet in diretta, commentando la performance di Matteo Renzi: «Il tocco magico di risultare irricevibile anche quando dice cose giuste». L’ho chiamato, e Luca mi ha detto: «Ma l’hai sentito? Le battute a raffica le devo fare io, non lui! È il mio mestiere, non il suo. Non può dire “giocherò da mediano, stavolta…” e poi tirare in porta ogni volta che ha il pallone tra i piedi!».
È COSÌ, ED È UN PECCATO. Matteo Renzi è rapido nella sintesi e abile nella semplificazione (quando non cede al semplicismo); è ironico (quando non diventa sarcastico); è empatico (se non scivola nella retorica). È giovane e pieno di energie. Gode di buona reputazione in Europa e negli USA. Se vuole essere d’aiuto, in vista delle prossime elezioni, scelga il centrocampo. Sul serio, però. Si piazzi in una posizione dove si fatica molto e si segna poco. Avrebbe dovuto farlo dopo il referendum del 2016; invece non ha resistito, è tornato in attacco, non ha saputo leggere l’umore nazionale e ha portato il Partito Democratico alla sconfitta elettorale del 2018.
ORA HA LA POSSIBILITÀ DI RIFARSI. Matteo Renzi, però, deve mettersi al servizio del fronte europeo. Non viceversa.
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