12 novembre 2018 - 08:20

Iva Zanicchi: «La politica? La più grande delusione della mia vita»

«Eppure Berlusconi cercò ci convincermi a non scendere in campo». Ora con fucile e frusta la cantante interpreta una boss spietata in tv per «L’ispettore Coliandro»

di Renato Franco

Iva Zanicchi: «La politica? La più grande delusione della mia vita»
shadow

Iva Zanicchi ne ammazza uno con un fucile a pompa e ne fa secco un altro con la frusta. Sembra Pulp Fiction, l’aquila di Ligonchio che si trasforma in iena, sempre per restare a Tarantino. Cattivissima per L’ispettore Coliandro, la serie di Rai2 al via mercoledì. Nella terza puntata la protagonista è lei, Iva Zanicchi, nei panni di una boss spietata. «La proposta dei registi, i Manetti Bros., mi ha lusingato, Coliandro mi è sempre piaciuto molto e mi sono divertita da matti all’idea di diventare una iena. Mi hanno infagottato che sembra abbia 10 chili in più di quelli — non pochi — che già ho; con i tacchi arrivo a 1 metro e 90. Mi facevo paura da sola».

Lei non è nemmeno attrice...
«Infatti mi hanno preso senza fare neanche il provino e mi hanno detto di essere me stessa. Ho recitato d’istinto, spontanea, naturale. La protagonista in parte mi somiglia, è romagnola — anche se io sono emiliana — e sanguigna, estroversa e caciarona come me».

Come si è trovata con fucile alla Pulp Fiction e frusta da Indiana Jones?
«Quando ho sparato la prima volta sembrava una bomba, mi è preso un colpo... Il maestro di frusta invece mi ha insegnato con un colpo ad avvolgere il laccio intorno al collo di una persona, avevo paura di ammazzarlo davvero».

I cattivi, anche se sono cattivi, dicono sempre di essere buoni. Lei ha mai fatto qualcosa di cattivo?
«Sono una che non porta rancore e ho anche un altro grosso difetto: non soffro d’invidia. Solo di quella sana, che serve a migliorarsi. Nel mio campo penso di non essere mai stata scorretta con altri artisti, mentre in ambito familiare, magari involontariamente, ho fatto soffrire, ma sono un coccodrillo: piango e chiedo subito perdono».

Cosa la fa arrabbiare?
«Mia mamma diceva che sono come un fiammifero: mi incendio e mi spengo subito. Mi fa arrabbiare la stupidità, ma senza stupidi forse il mondo finirebbe subito».

E la politica la fa arrabbiare ancora?
«Siamo alle solite. In campagna uno promette mari e monti e poi ti devi accontentare di una collina. Dico solo di aspettare con questo nuovo governo, lasciamoli lavorare e poi vediamo i risultati. Del resto siamo da tempo un Paese ingovernabile, ci vorrebbe un genio ma non lo abbiamo».

Berlusconi non lo era?
«Aveva una marcia in più, ho creduto ciecamente in lui. Solo che voleva accontentare tutti — Bossi, Casini, Fini... — ed è finita che erano tutti scontenti».

Berlusconi la convinse a scendere in campo...
«No, anzi. Mi diceva: sei popolare, hai tutto, in cambio riceverai solo astio e odio. Lo racconto anche nel mio spettacolo a teatro, Una vita da zingara».

Cosa la convinse allora?
«Volevo vendicare mio padre. Ai tempi Ligonchio — come tutta Italia del resto — era diviso in due: le donne, i vecchi e i moribondi votavano Dc perché avevano paura di andare all’Inferno; gli uomini invece se ne fregavano e votavano Pci. Mio padre era socialdemocratico, saragattiano. Decise di candidarsi, ma prese un solo voto, il suo. Nemmeno mia mamma — che era sua moglie — lo aveva votato: non ci vado all’inferno per colpa tua, gli disse»

C’è qualcosa di cui si pente?
«Proprio di aver fatto politica, è stato il mio errore più grosso: una delusione».

È stata 10 volte a Sanremo, lo ha vinto tre volte (un record). Ha voglia di tornarci?
«Ho una canzone pronta, l’ha scritta Luis Bacalov prima di morire, è inedita. Ci andrei volentieri al festival ma non bussa nessuno. Lo scriva bene, come preferisce lei, trovi il modo di far commuovere Baglioni».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT