25 novembre 2018 - 09:58

«Le ninfee di Monet», la storia del pittore tra ossessione e depressione

Per tre giorni al cinema il film-evento che ripercorre i luoghi dove il grande impressionista francese ideò uno dei suoi capolavori più noti: la Grand Décoration

«Le ninfee di Monet», la storia del pittore tra ossessione e depressione
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Una storia di passione e ossessione: è quella di Claude Monet per le Ninfee, quei fiori dai petali carnosi che galleggiano sulla superficie dell’acqua ed estendono le proprie radici nelle acque paludose. Fu grazie a quei capolavori che il padre dell’Impressionismo riuscì a uscire dalla depressione. Ora questo viaggio umano e artistico è diventato un film, Le ninfee di Monet. Un incantesimo di acqua e luce» (prodotto da Ballandi Arts e da Nexo Digital) e arriverà nelle sale cinematografiche come evento speciale il 26, 27 e 28 novembre.

La sua impresa più colossale: la Grand Décoration

A guidare gli spettatori alla scoperta dei luoghi, delle opere e delle vicende del maestro, ci sarà Elisa Lasowski (Trono di Spade e Versailles), la consulenza scientifica è affidata allo storico e scrittore Ross King, mentre la colonna sonora originale del film è firmata da Remo Anzovino (reduce da una riuscita performance al Londo Jazz Festival). Attraverso tutte queste voci e suoni, si scopre così come Claude Monet riemerga dalla depressione che lo ha portato ad abbandonare la pittura e decida di dedicarsi anima e corpo alla sua impresa più colossale: la Grand Décoration. Enormi pannelli raffiguranti il suo stagno di ninfee, talmente avvolgenti che lo sguardo dello spettatore si perde in un’atmosfera di serenità e pace. Seguendo il percorso della Senna, si parte da Le Havre dove Monet trascorre il primo periodo della sua vita artistica, risalendo il fiume verso gli altri paesi dove ha dimorato, per dimostrare quanto innovativo, radicale e moderno sia il suo approccio all’arte e quanto spasmodica la sua ricerca dell’elemento acquatico: Poissy, Argenteuil, Vétheuil, Giverny.

Recluso in giardino

Qui, recluso nel suo giardino, mentre piovono le bombe della Prima Guerra Mondiale, Monet insegue ossessivamente il suo sogno di eterna gloria, e dipinge senza tregua la sua opera di resistenza e di pace. A Parigi, nel Musée de L’Orangerie, la sua speranza trova finalmente il giusto compimento, nelle magnifiche sale ovali da lui stesso disegnate. Qui, nel maggio del 1927, l’amico George Clemenceau inaugura finalmente il museo dedicato alla Grand Décoration. Ma Claude Monet è morto appena cinque mesi prima. Non vedrà mai la sua opera compiuta, né conoscerà l’impatto che ha avuto sul pubblico. Ma l’opera più ardita di Monet, quella nella quale ha profuso gli ultimi dodici anni della sua vita e le sue ultime energie, viene accolta con disprezzo dai francesi. Solo trent’anni più tardi, le Ninfee di Monet varcheranno uno stagno più grande, l’Oceano Atlantico, e invaderanno gli Stati Uniti, insieme a tutta la sua produzione, decretando così — questa volta per sempre — il successo di uno straordinario genio.

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