21 ottobre 2018 - 20:39

Barry Jenkins: celebro la bellezza della vita contro il razzismo

Dopo l’Oscar per «Moonlight», il regista si rigetta nella mischia con «Se la strada potesse parlare»

di Valerio Cappelli

Barry Jenkins: celebro la bellezza della vita contro il razzismo
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Scorre anche l’amore nei ghetti afro-americani. Dai pugni di Spike Lee alle carezze di Barry Jenkins, malgrado tocchi un argomento tosto, nella Harlem degli Anni 70: marcire in galera per un crimine che non si è commesso. Dopo l’Oscar per Moonlight, Jenkins si rigetta nella mischia con Se la strada potesse parlare. «Cosa è cambiato dopo la statuetta? Tutto. Prima chiamavo e non mi rispondevano. Ora sono io che a volte non rispondo».

«Ebbi un vuoto di memoria dopo l’errore agli Oscar»

Era l’edizione 2017, quella dell’errore con l’annuncio come miglior film a La La Land, quando invece, a sorpresa, aveva vinto lui, il regista cresciuto nelle stesse case povere di Miami in cui ambientò la sua premiata, delicata storia omosessuale: «Lo scambio fu uno shock, ma non la ricordo quella notte, ebbi come un vuoto di memoria. Mi risvegliai con l’Oscar tra le mani». Una battuta del film potrebbe essere un ricordo personale di Barry: uscire «dalle acque torbide del passato». Ora, partendo dall’omonimo romanzo di James Baldwin, Barry Jenkins racconta una struggente storia d’amore di due giovani neri, (l’esordiente Kiki Layne e Stephan James) , nonostante tutto. Nonostante cioè un’accusa ingiusta di una ragazza portoricana, che fu stuprata ma non da lui. In galera è costretto a vedere la sua fidanzata incinta attraverso un vetro. Il sentimento di impotenza. E poi la madre di lei è una furia ammantata di superbia, detesta quel giovane, lo maledice, per lei il bambino sarà frutto del peccato, un atto di lussuria. Vincerà la forza interiore. E l’amore.

Poesia e non rabbia

«Sapete, dovete mettere in conto che le famiglie di noi neri, quando nasce un bambino, avvertono un senso di pericolo. Comunque la mia è una celebrazione della bellezza della vita. C’è l’idea dell’amore che può salvare e proteggere. Dobbiamo trovare un modo di sopravvivere. I rapporti fungono da paraurti rendendo l’esistenza meritevole di essere sopportata, e la promessa infranta del sogno americano degna degli sforzi necessari al suo perseguimento». Usando poesia e non rabbia, ha lo sguardo intenso della iper-sensibilità: «La mia adolescenza in solitudine mi ha lasciato la voglia di osservare le persone anche nei piccoli gesti di intimità».

I Have a Dream, nonostante tutto. «C’è una frase che amo del magnifico romanzo di James Baldwin: è stato l’amore a portarti qui». Il film uscirà per Lucky Red il 14 febbraio, sarà un buon modo per festeggiare San Valentino.

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