17 aprile 2019 - 18:39

Roger Waters a Madonna: rinuncia a Eurovision in Israele

La star dei Pink Floyd si appella alla cantante: «Non normalizzare l’occupazione». Israele, «evento non politico»

Roger Waters a Madonna: rinuncia a Eurovision in Israele
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Sempre combattivo malgrado i suoi 76 anni, la leggenda del rock Roger Waters è tornato in campo oggi con un appassionato intervento sul quotidiano britannico «Guardian» per esortare Madonna a non esibirsi — in qualità di ospite speciale nella serata conclusiva — nell’Eurovision Song Festival che si svolgerà il mese prossimo a Tel Aviv. Si tratta di uno degli show più grandi mai organizzati finora in Israele, che sarà trasmesso in diretta in 50 Paesi a un pubblico stimato in 200 milioni di persone. «Se crede nei diritti umani«, ha osservato la star dei Pink Floyd, Madonna dovrebbe dare forfait. «Esibirsi in Israele è un affare lucroso — ha proseguito — ma così si aiuta a normalizzare l’occupazione, l’apartheid, la pulizia etnica, il massacro di manifestanti disarmati e altre brutte cose». In questa occasione Rogers è tornato a respingere le accuse di antisemitismo lanciate talvolta nei suoi confronti. «Si tratta di una cortina fumogena — ha spiegato — per deviare l’attenzione dai crimini contro l’umanità di Israele e screditare chi li denuncia».

«L’Eurovision — ha replicato oggi una portavoce degli organizzatori a Tel Aviv — è un evento non politico, che unisce le persone attraverso la comune passione per la musica». In Israele sono attesi i rappresentanti di 41 Paesi. Quanto alla partecipazione di Madonna, ha aggiunto la portavoce, restano attuali le dichiarazioni rilasciate due giorni fa da Yuval Cohen, il regista dello spettacolo: «Desideriamo molto che Madonna sia presente, ma ancora non c’è un contratto firmato». La popstar, del resto, è stata in passato diverse volte in Israele, mostrando sempre di sentirsi a suo agio. Si è esibita in due occasioni, nel 2009 e nel 2012. Inoltre ha compiuto visite private, anche per approfondire — dopo aver assunto il nome di Esther — le proprie conoscenze della visione cabbalistica dell’ebraismo.

La possibilità che la piattaforma dell’Eurovision possa essere utilizzata per lanciare proclami politici è stata evocata dal complesso islandese Hatari, una formazione di techno-punk che afferma di lottare per abbattere il capitalismo. Mesi fa i suoi tre membri hanno detto alla stampa che vorrebbero sfidare il premier Benyamin Netanyahu — a loro particolarmente inviso — in una sfida di lotta libera, secondo le usanze islandesi. Ma l’Ente europeo per le trasmissioni ha già avvertito che secondo le regole le canzoni non possono essere utilizzate per fini politici. Chi cercasse di farlo rischierebbe l’espulsione. Intanto anche palestinesi di Gaza hanno voluto lanciare un avvertimento ad Israele. In una clip diffusa negli ultimi giorni sul web affermano, in buon ebraico, che «non si può festeggiare e ballare mentre nella Striscia milioni di palestinesi soffrono». Se Israele manterrà la calma al confine con Gaza, l’Eurovision non sarà comunque da loro disturbato. Ma in caso contrario, minacciano, non è escluso che a Tel Aviv si sentirà il sibilo di missili lanciati da Gaza

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