18 aprile 2019 - 19:31

Bellocchio con il film su Buscetta sfiderà Almodovar, Loach, Malick, Dolan e i Dardenne

I grandi maestri e tante star, Penelope Cruz, Antonio Banderas, Monica Bellucci

di Valerio Cappelli

Bellocchio con il film su Buscetta sfiderà Almodovar, Loach, Malick, Dolan e i Dardenne
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Si apre con gli zombie USA di Jim Jarmusch che nel titolo si esercita su un gioco di parole, The Dead Do not Die, I morti non muoiono. Più che nel recente passato, i grandi maestri affollano il Festival di Cannes (14-25 maggio).

Ci sono gli habitué, come le due volte Palma d’oro Ken Loach e i Dardenne: il primo, in Sorry we missed you continua a esplorare la povertà al tempo della crisi economica in Inghilterra attraverso una coppia, autotrasportatore lui e badante lei; i fratelli belgi presentano Le jeune Ahmed, il radicalismo islamico di uno studente che, dopo avere abbracciato il Corano, vuole uccidere il suo insegnante.

Il regista: «E’ un film civile sul pentito della mafia ma non ideologico»

Unico italiano, Marco Bellocchio, 80 anni a novembre, per la quinta volta in concorso: Il traditore , ovvero il primo pentito della mafia Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino), esplorato dai 50 anni fino alla morte. Uscirà il 23 maggio, giorno della strage di Capaci. «Non ne faccio né un altarino né lo condanno, la sfida è questa. È un film civile senza ideologia né retorica. A Cannes si è sempre in compagnia dei maestri, spesso vincono piccoli film ma è giusto così». Manca la consueta dimensione psicologica del suo cinema: «E’ un film diverso da tutti i miei precedenti, forse somiglia un po’ a Buongiorno, notte; è misterioso anche per me, personalissimo e oggettivo, su una materia che ho imparato a conoscere. Ho letto Giuda di Amos Oz, dove si difende il tradimento. E ha pesato».

Un Pedro Almodovar introspettivo torna dopo essere stato presidente di giuria. Ha il privilegio, concesso a lui e quando servì a Nanni Moretti, di entrare in gara benché il film sia già uscito nel suo paese: Dolor Y Gloria racconta una serie di ricongiungimenti di un regista di cinema sul viale del tramonto (Antonio Banderas e Penélope Cruz).

C’è il regista invisibile Terrence Malick. «Come sempre, nessuno sa se verrà», dice il delegato generale Thierry Frémaux che invita «a non montare immediatamente un caso ogni volta che un paese non è rappresentato».

Elton John e Maradona

Malick porta A Hidden Life, su un obiettore di coscienza mandato a morte da Hitler per il rifiuto ad arruolarsi, papa Ratzinger lo beatificò nel 2007. Il grande talento di Xavier Dolan, ogni volta a Cannes qualcosa vince: gareggia con Matthias & Maxime, storia d’amore di due ragazzi durante una rimpatriata con vecchi amici. Il 16 Elton John cannibalizza il Festival: fuori gara Rocketman in cui Dexter Fletcher mostra il periodo dei successi giovanili della popstar, fino agli Anni 80. E al riparo dal clima folle della competizione Diego Maradona di Asik Kapadia sui suoi anni a Napoli, e un’altra vecchia gloria, Claude Lelouch: nel cast di Les plus belles années d’une vie troviamo Monica Bellucci con Trintignant e Anou Aimée.

Cinque autrici in concorso

Diciannove i film in gara, 5 cinque registe donne, per un totale di 13 considerando l’intera Selezione ufficiale, quasi 60 lavori. Dato per scontato Tarantino alla vigilia, C’era una volta a...Hollywood non si esclude di poterlo annunciare prima del via. Palma onoraria a Alain Delon.

Sul tormentone di Netflix (a Cannes vanno solo i film distribuiti in sala), il presidente Pierre Lescure dice che il festival «continuerà a essere estremamente vigile rispetto all’evolversi della situazione, nei prossimi 4 o 5 anni tutto cambierà».

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