25 gennaio 2019 - 20:10

Il nemico dei Medici, Francesco Montanari nel ruolo di Savonarola

In autunno su Rai1 la terza stagione sulla famiglia fiorentina. Montanari: «Per Savonarola investire denaro nell’arte era un oltraggio alla povertà»

di Emilia Costantini

Il nemico dei Medici, Francesco Montanari nel ruolo di Savonarola
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A pochi mesi dalla congiura dei Pazzi, in cui ha perso suo fratello e ha rischiato lui stesso la vita, Lorenzo de’ Medici è tormentato dal desiderio di vendetta. Il potere nelle mani della famiglia fiorentina è saldo, ma la situazione della banca si fa sempre più instabile e la politica spinge Lorenzo a rinunciare agli ideali di un tempo. Tuttavia il fautore del Rinascimento, soprannominato il Magnifico, continua a finanziare il mondo dell’arte, incontrando geni come Leonardo e Michelangelo. Ma si scontrerà col sorgere graduale del malcontento popolare, che troverà il proprio portavoce in un predicatore straordinario: Girolamo Savonarola. Prende il via la terza stagione della serie tv prodotta da Rai Fiction e Lux Vide con la regia di Christian Duguay, su Rai1 in autunno.

Protagonista ancora una volta Daniel Sharman, stavolta nei panni di un Lorenzo il Magnifico più adulto. New entry, Francesco Montanari nel ruolo di Savonarola e Neri Marcorè in quello del Papa Innocenzo VIII. «Durante le riprese — racconta Montanari — stavo recitando in inglese, perché la serie andrà in onda anche all’estero, ma mentre giravamo la scena clou a Volterra, in cui il fustigatore di corruzione e decadenza della Chiesa predica al popolo in piazza la penitenza come sola via di salvezza, mi rendevo conto che la platea non reagiva. Nel momento del picco del mio sermone alla folla, ho deciso di improvvisare in italiano e ho ottenuto il risultato voluto: una reazione forte alle mie parole infuocate». Savonarola era uno che di folle se ne intendeva, ma ha fatto una brutta fine: «Uomo di fede, era coerente con i propri principi. Per lui tutti gli uomini devono essere uguali e, vedendo il popolo che moriva di fame, contestava lo spreco di ricchezza da parte degli alti prelati, a cominciare dal Papa. E non solo: riteneva che investire denaro nelle opere d’arte, privilegio per pochi, era un oltraggio alla povertà della maggioranza».

Osserva il produttore Luca Bernabei: «Venne invitato a Firenze dal Magnifico, che era incuriosito da lui, ma Savonarola predicava il ritorno a una povertà francescana, non poteva coniugarsi con il mecenate fiorentino e ne diventò un antagonista: due uomini che si rispettavano, pur restando su sponde opposte». Riprende Montanari: «Non era un santo, semmai un idealista: venne impiccato e il suo corpo bruciato, affinché la gente non ne adorasse le reliquie. Aveva capacità di comunicazione, altrimenti non sarebbe riuscito a essere osannato. Andava in giro con il cilicio un fanatico nell’esaltazione delle sue idee, mi ricorda vagamente il Beppe Grillo della prima ora: anche Savonarola era pervaso da un delirio di onnipotenza, quando si hanno tanti seguaci, è difficile restare impermeabili all’esaltazione del proprio ego».

Neri Marcorè ha già indossato le vesti di un pontefice: «Papa Luciani, ma è molto diverso da quello che interpreto ora. Innocenzo VIII vive in un’epoca in cui papi e cardinali erano politici, più che uomini di Dio, molto terreni e poco spirituali, avevano amanti, figli legittimi... In questo caso, un uomo che ha goduto dell’appoggio della famiglia Medici, tanto che salì al soglio di Pietro grazie a tale sostegno». In cambio di favori? «Certo. Giovanni Battista Cybo, questo il suo vero nome, non era il favorito e, dopo la morte di Sisto IV, si giocavano la partita un Della Rovere e un Borgia. Invece venne eletto lui, forse perché considerato più malleabile». Lo era? «All’inizio sembrava di sì, ma quando Lorenzo va a presentargli il conto, lui si mostra poco incline ad accontentarlo: era molto più stratega di quanto potesse apparire».

Terza e forse ultima serie dedicata ai Medici: un’avventura iniziata tre anni fa e tutta girata in luoghi simbolo italiani. Dice Matilde Bernabei: «Continuiamo a portare la grandezza dell’Italia nel mondo: la serie sarà trasmessa in cento Paesi, raccontando di un gruppo di giovani di allora che hanno creato un miracolo di bellezza». Conclude Luca: «Ricordiamo agli italiani un passato glorioso della cultura, della politica e dell’economia, tanto per far vedere che siamo un po’ meglio di come ci rappresentiamo».

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