11 marzo 2019 - 20:45

Affleck e Damon: la nostra serie sull’America violenta

Dodici episodi basati su un’idea dei due attori (produttori esecutivi), legati da una lunga amicizia e da grandi successi cinematografici

di Giovanna Grassi

Affleck e Damon: la nostra serie sull’America violenta
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LOS ANGELES «Da sempre volevamo offrire il ritratto di Boston negli anni Novanta attraverso una storia di poliziotti e ladri. Un affresco di una metropoli afflitta da crimini, razzismo e violenza». Ben Affleck e Matt Damon spiegano il senso della serie «City on a Hill» (presentata recentemente a Pasadena) che in Italia sarà proposta da Sky. Dodici episodi basati su un’idea dei due attori (produttori esecutivi), legati da una lunga amicizia e da grandi successi cinematografici: entrambi furono premiati con l’Oscar per la sceneggiatura di Good Hunting- Genio Ribelle nel 1998. Non a caso l’ambientazione è ancora Boston, città dove Ben è cresciuto. Il copione è stato affidato a Chuck MacLean. Spiegano Affleck e Damon: «Abbiamo voluto un’azione senza respiro. Al centro le ambigue connessioni tra un procuratore (arrivato da Brooklyn con l’intenzione di pulire la città dai criminali e da episodi di razzismo) e Jackie Rodhes, un veterano dell’Fbi interpretato da Kevin Bacon. Boston si trasformerà attraverso eventi diversi in un luogo vivibile».

Kevin Bacon, protagonista del crime drama, anticipa: «La serie indaga anche sulle crepe del sistema giudiziario. Il cast ha una forte e significativa presenza di attori afroamericani e, soprattutto, porta alla luce una zona grigia e di interscambi che spesso esiste tra malfattori e corrotte forze della legge». Bacon spiega di essersi immedesimato nel ruolo «pensando soprattutto ai film di Martin Scorsese e di Sidney Lumet realizzati negli anni Settanta quando il cinema faceva spettacolo analizzando temi sociali. Io sono un autentico fan della tv, che nella serie di episodi di The Following mi ha portato molti consensi e popolarità. In questo mio nuovo impegno è inusuale e riserva molte sorprese proprio la strana alleanza tra il mio agente e il procuratore impersonato da Aldis Hodge».«La possibilità che la televisione offre rispetto al cinema di oggi — prosegue Bacon — è l’approfondimento. Perché la continuità di una serie aiuta a entrare non superficialmente nella mente dei personaggi. Tra gli altri ha un ruolo chiave nella trama l’attrice Sarah Shahi che impersona un’iraniana che lavora all’interno del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti. Nella serie le donne hanno un peso decisivo».

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