16 maggio 2018 - 20:35

Travolta imbarazza Cannes
Passerella e feste con il boss

Il divo e la biografia di Gotti jr. «Non giudico i miei personaggi»

di Stefania Ulivi

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Cannes Ingresso vietato ai selfisti, porte aperte all’erede del padrino. Un bel paradosso per il festival di Cannes impegnato quest’anno a liberarsi del fantasma di Weinstein. E, ancora più paradossale, tutto per assicurarsi la presenza, in occasione del quarantennale anni di Grease, alla terza masterclass di Cannes 71 di John Travolta. Che, peraltro, iniziò la sua rinascita artistica proprio al festival nel 1994 grazie al trionfo di Pulp fiction di Tarantino, Palma d’oro e pietra fondante del potere dell’ex boss della Miramax. Travolta lunedì sera, mentre la Croisette si perdeva nella galassia con Solo, ha promosso qui in versione ristretta il suo ultimo film, Gotti, biografia del potente padrino del clan Gambino morto nel 2002, accompagnato alla proiezione speciale in una piccola sala del Palais anche da John Gotti jr. autore della biografia da cui è tratto, Shadow of My Father. Non un evento ufficiale, ma introdotto dal delegato generale Thierry Frémaux.

Una presenza, quella del figlio del padrino — diversi problemi con la giustizia americana, arrestato e liberato alla fine di un processo finito senza verdetto unanime — come per primo ha fatto notare l’Hollywood reporter. «Invece di vietare i selfie sul red carpet,forse Frémaux dovrebbe considerare di vietare gli ospiti che sono stati incriminati per estorsione, rapimento e concorso in omicidio». Gotti jr. — che nel libro si dichiara vittima di accanimento giudiziario - ha partecipato anche sempre lunedì sera alla festa di Variety in onore di John Travolta all’Hotel du cap dove l’attore si è lanciato sulla pista da ballo accanto al rapper 50cent. Mentre da New York la figlia maggiore del padrino, Angel - impersonata nel biopic da Ella Blue, la figlia di Travolta, mentre la moglie Kelly Preston interpreta la signora Gotti, Victoria — rilanciava entusiasta su Twitter le foto della serata con l’hashtag #thegang.

Nessuna traccia di Gotti alla masterclass. Solo Travolta, di ottimo umore, che spiega perché si è fatto coinvolgere in un film così controverso. «Non giudico mai i miei personaggi, neanche uno come Gotti. È l’ultimo padrino di una mafia che non c’è più. Il film ci invita a riflettere sulla sua verità.I fatti narrati sono corretti, la novità è che si raccontano dall’interno della famiglia, una famiglia che aveva giurato lealtà a Cosa Nostra». Interpretare, dice, non significa aderire. «Sono pochi i personaggi in cui mi identifico, recitare è fingere di essere un altro. Non serve amarlo, basta incarnarlo».

Non è tipo da rimpianti o pentimenti. «Amo il rischio, quando decidi di fare una cosa devi andare fino in fondo». Una carriera costellata da discese ardite e risalite memorabili. Il pubblico che ha fatto la fila per ascoltarlo vuole sapere tutto dei film di culto. Oltre a Grease, proiettato in serata sul grande scherno di Cinema sur la plage presenta anche il regista Randal Kleiser, vogliono sapere tutto dal Tony Manero de La febbre del sabato sera e Pulp fiction. «In entrambi i casi, girando nessuno di noi si rendeva conto di quanto sarebbero stati importanti. Quentin Tarantino ci ha portato su territori inesplorati, ha cambiato il modo di fare cinema e grazie alla Palma d’oro è diventato un fenomeno». Mette insieme tutto, Travolta: La strada di Federico Fellini («L’ho visto da bambino, già recitavo, è stato un colpo di fulmine») e Marlon Brando, Scientology e Picasso. E il suo amato Falcon jet. «È il mio aereo privato, l’ho pilotato io per venire qui a Cannes».

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