30 agosto 2018 - 21:43

Viaggio a Mosul tra i semi lasciati dall’Isis e i bimbi cresciuti nell’orrore

Con «Isis, Tomorrow», Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi sono andati alla ricerca dei parenti dei civili morti in battaglia e dei combattenti della città irachena

di Stefania Ulivi

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Le storie non finiscono quando si spengono i riflettori. Soprattutto in caso di guerra. Ne sono convinti la giornalista Francesca Mannocchi e il fotografo Alessio Romenzi che con Isis, Tomorrow - The Lost Souls of Mosul, presentato ieri fuori concorso, hanno tenuto fino al maggio scorso gli occhi puntati sulla città irachena, andando a cercare i parenti dei civili morti in battaglia e i parenti dei combattenti, i miliziani del Califfato, i ragazzini addestrati per diventare kamikaze. Una realtà più complessa di quanto le cronache restituiscano.

«Noi stessi come giornalisti abbiamo raccontato l’Isis come il mostro che è. Ma l’intento era capire chi sono quelle persone». Soprattutto i giovanissimi. «La guerra è finita ma le tracce lasciate sono i 500 mila bambini nati e cresciuti con la guerra e la violenza e la logica del martirio. L’arsenale dell’Isis sono questi bambini,i semi di Daesh che cresceranno se non si fa qualcosa. Noi ci siamo avvicinati senza pregiudizi per capire come nasce una cultura di morte. La violenza come unica risposta alla violenza» spiegano gli autori del documentario che arriverà nelle sale nelle prossime settimane.

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