8 agosto 2018 - 07:28

Europa League, l’Atalanta in Israele con l’incognita del «camaleonte» Hapoel Haifa

Squadra con una difesa rocciosa, esperta e lenta, ha una età media piuttosto alta ma anche una grande capacità di variare il tema tattico

di Fiorenzo Radogna

Papazoglou, centravanti greco dell’Hapoel Haifa Papazoglou, centravanti greco dell’Hapoel Haifa
shadow

Sarà per via degli imponenti servizi di sicurezza, per la posizione geografica, sospesa fra Europa e medio-oriente, o anche per un calcio (da troppo tempo) emergente - mai veramente «sbocciato», mai totalmente da bocciare -, ma ogni volta che un’italiana vola in Israele, il gusto è quello dell’incognita esotica. Della trasferta piena di insidie; non solo tecnico-tattiche. Così è per la funambolica Atalanta di Gasperini che sconcerta in casa e stravince fuori (a Sarajevo), rilancia le proprie ambizioni di «provinciale terribile» (anche in Europa) e questo giovedì dalle 18 scende al «Sammy Ofer» di Haifa per incrociare i tacchetti contro il locale Moadon Kaduregel - detto «Hapoel»- per l’andata del terzo turno dei preliminari di Europa League. Si tratta della squadra fondata nel 1924 che è alla nona stagione di seguito nella Ligat ha’Al (la serie A israeliana). Intendiamoci: niente di insuperabile, sia a livello di blasone (1 campionato e 4 coppe d’Israele in carniere) sia di qualità intrinseca. Ma comunque un ostacolo «ruvido» da superare.

I rossi dell’Hapoel, da non confondersi con gli «stracittadini» (ben più blasonati) del Maccabi Haifa, dal 2014 giocano nel bellissimo stadio «Sammy Ofer» (30.700 posti a sedere e coperti), lo stesso che accoglierà la Dea e che condivide proprio con i cugini. Malgrado un numero inferiore di titoli vinti rispetto al Maccabi, l’Hapoel resta ancora la squadra più seguita della città (270mila abitanti sulla costa nel nord del paese). Nel precedente turno dei preliminari gli israeliani hanno superato i norvegesi dell’FH Hafnarfjõrdur (1-1 in Israele; 0-1 in Norvegia con gol di Eli Elbaz). I rossi hanno potuto accedere ai preliminari di Europa League, grazie al brillante quarto posto della scorsa stagione, quando finirono a 52 punti sempre guidati da quel Nir Klinger; tecnico che nel 2004 fece una bella figura alla guida del Maccabi Tel Aviv, pareggiando 1-1 al Delle Alpi contro la Juventus in Champions. La parabola «interrotta» di Klinger, che tre lustri fa (a soli 37 anni) era il tecnico più promettente del paese, non deve far illudere: si tratta di un allenatore che sa il fatto suo, in particolare nei moduli-difensivi. Essendo stato una bandiera del calcio israeliano, anche come difensore della nazionale della Stella di David.

E veniamo al modulo, un 4-3-1-2 assennato che si può trasformare in un più coperto 4-4-1-1. Punto fermo un buon portiere come il lituano Sektus che dirige da leader una difesa rocciosa, esperta e lenta che si basa sullo svedese Sjöstedt a destra, il nazionale rumeno Tamàs e l’idolo locale, Kapiloto, come difensori centrali, oltre a Dalmoni sulla sinistra. Vero jolly di fascia destra del centrocampo a tre è quindi Dor Malul. Brevilineo scattante che spesso viene arretrato sulla stessa fascia, in difesa. A dirigere il «movimento» in mediana c’è l’ex cugino (arrivato dal Maccabi, da poche settimane) Gil Vermouth che, a dispetto del cognome, è sempre lucidissimo. Tanto da smistare una quantità di palloni impressionante (quando glielo consentono gli avversari).

La sua posizione è più arretrata rispetto a quella dell’altro «piedi buoni» del gruppo: il moldavo Ginsari che giostra in appoggio alle due punte. Una «certa», il centravanti greco Papazoglou - arrivato in estate dalla Jupiter League Belga via Olimpiacos- l’altra, il più veloce Eli Elbaz, in alternanza con un mediano aggiunto; a seconda delle esigenze della gara. Sì perché il segreto di questa squadra «su con l’età» è proprio nella capacità di variare il tema tattico. Quando c’è spazio per agire, Ginsari va in appoggio alle spalle dei due attaccanti, quando la necessità spinge ad «abbottonarsi» ecco che scompare una seconda punta (Elbaz) e riappare un mediano (l’interno Plakushenko).

Lasciando il duo Ginsari-Papazoglou a vedersela da soli in avanti. Difficilmente sarà invece utilizzato dal primo minuto (almeno in questa gara d’andata) Almog Buzaglo, mediano di quantità acquistato solo da tre giorni. Contro l’Atalanta all’Ofer? Probabile il più aggressivo 4-3-1-2, con quasi ventimila spettatori allo stadio, ma e il solito caldo-umido (28-29 gradi). Niente di nuovo rispetto all’arsura di questi giorni in Italia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT