31 maggio 2018 - 22:53

Milan, la clausola che mette fretta a Yonghong Li

Se la proprietà del Milan non versa entro lunedì 10 milioni, Elliot si prende la società

di Mario Gerevini

Il presidente del Milan Yonghong Li(Ansa) Il presidente del Milan Yonghong Li(Ansa)
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Tempo scaduto per mister Li a Pechino. È arrivata la sentenza della Consob cinese: la holding del proprietario del Milan ha tenuto nascosto il dissesto, precedente all’acquisto, un anno fa, del club da Fininvest per 750 milioni. Tempo quasi scaduto a Milano: sia il consiglio di amministrazione rossonero che il fondo Elliott hanno messo scadenze e paletti stretti.

Il finale di partita potrebbe essere, in teoria, tra pochi giorni e non il 15 ottobre 2018, data di scadenza del prestito da 300 milioni del fondo americano. È l’effetto combinato di una nuova postilla del contratto con gli americani e del pressing del consiglio di amministrazione. Lo sa anche Yonghong Li, naturalmente, e sta facendo di tutto per raccogliere 10 milioni di aumento di capitale. Finora se l’è sempre cavata per un pelo. E ogni volta l’iter dei bonifici è seguito con trepidazione, fino al sollievo ed entusiasmo finale: «È partito! È in arrivo!». Impensabile ai tempi di Berlusconi o nell’Inter di Zhang che un bonifico da 5-6 milioni possa condizionare la vita societaria. Per questo la corda è ormai tesissima. Tanto più oggi che l’Uefa ha negato il patteggiamento, con rischio di esclusione dalle coppe.

I consiglieri del Milan, responsabili verso la società, hanno spedito all’azionista una lettera in cui lo invitano a versare entro lunedì 10 milioni. È un fatto tecnico molto importante perché è l’atto formale che innesca l’iter in cui si inserisce la nuova clausola, valevole d’ora in poi per tutti gli aumenti di capitale. Se Li non bonifica i 10 milioni entro lunedì, se ne fa carico il fondo Usa e a quel punto scattano i termini finali (dovrebbero essere 15 giorni) concessi al cinese per rimborsare Elliott. «Bucando» anche questa scadenza, gli americani, in largo anticipo su ottobre, possono esercitare tutte le garanzie e prendersi il Milan a 350-360 milioni (valore del prestito più interessi). Si applicherebbe, in sostanza, la nuova clausola approvata senza troppa pubblicità dall’assemblea degli obbligazionisti il 2 maggio: «Nuovo event of default».

Del resto, da aprile 2017 nessuna rata in scadenza ha testato la solvibilità cinese perché il prestito di Elliot prevede il rimborso, capitale e interessi, tutto alla fine. Ora invece c’è la mini-prova sugli aumenti di capitale (25-26 milioni entro giungo). Difficile che Yonghong Li scivoli per pochi milioni, ma le mosse di Elliott e del cda tracciano un sentiero strettissimo.La China Securities Regulatory Commission, la Consob cinese, ha nel frattempo chiuso l’inchiesta (preannunciando sanzioni al prestanome di Li) sulla Jie Ande, la holding del numero uno del Milan da poco fallita. Jie Ande è il principale azionista di una società quotata e ha tenuto all’oscuro il mercato delle inadempienze con le banche e del proprio dissesto, fin dall’inizio del 2017, quando ancora doveva chiudersi l’operazione Milan.

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