3 giugno 2018 - 17:25

Nazionale, Balotelli: «Il razzismo fa male, l’Italia sia aperta»

« Quattro anni senza azzurro mi hanno fatto abbastanza male. Ma quando c’era Conte non stavo bene e aveva ragione lui, non ho capito bene le spiegazioni di Ventura»

di Filippo Bonsignore

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«Rappresentare il mio paese, l’Italia, da originario africano, con la fascia di capitano sarebbe un segnale forte, soprattutto per gli immigrati che vivono qui». Riecco Balotelli, riecco Mario davanti al microfono e non sono mai momenti banali: «Devo essere sincero, fare il capitano non cambierebbe più di tanto perché sono qui per fare gol e non il capitano. Si può benissimo essere un esempio anche senza fascia. Per gli altri, però, potrebbe essere un bel segno».

Super Mario alterna sorrisi, battute e riflessioni serie. E ribadisce l’invito a «svegliarsi» su un problema come quello del razzismo, come ha fatto giovedì scorso quando a San Gallo era comparso uno striscione razzista durante l’amichevole con l’Arabia Saudita. «Parlare di persone che non ti capiscono è più semplice che parlare di razzismo, questo è un discorso troppo complicato - rileva -. Io l’ho vissuto anche quando ero più piccolo. Ora come ora, non so se sia razzismo o gelosia, però è un discorso che fa molto male e dà anche fastidio. È ora che l’Italia diventi come tanti altri paesi, più aperta, e cominci a integrare persone da fuori, come fanno Francia e Inghilterra. Perchè è ora di svegliarsi». Un giudizio su Salvini al governo? «Non sono ancora un politico, quando lo sarò potrà rispondere...».

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Ancora comprimari, ahinoi

Balotelli chiude con il passato («In questi quattro anni senza Nazionale sono stato abbastanza male, ma non credo serva più di tanto parlarne»), non vuole pensare alla sua assenza nello spareggio con la Svezia («È stato un dispiacere ma basta pensarci») e torna sui tempi bui con i precedenti c.t., Conte e Ventura. «Quando c’era Conte non stavo benissimo fisicamente, la sua scelta di non chiamarmi era giusta. Ventura non ho idea perché non mi abbia convocato: avevamo parlato però le sue spiegazioni non le ho sinceramente capite bene. Secondo me stavo facendo bene, lui era l’allenatore e io ho rispettato le sue scelte. Un’idea ce l’ho ma la tengo per me...».

C’è stato ostracismo anche da parte dei compagni? «Non parliamo del passato, guardiamo al presente...».

Ora il nuovo Mario vuole andare di corsa, si sente pronto per tornare ad altissimi livelli perché «squadra più grande della Nazionale non c’è: se sono pronto per stare qui, sono pronto per tutto». Il futuro? «C’è ancora diffidenza su di me in Italia? È che Mino (Raiola, il suo agente, ndr) chiede troppi soldi...». E non smette di sognare: «Sono da Pallone d’Oro a 28 anni? Di sicuro era più facile quando ero più giovane, ma è sempre stato un mio sogno e non mi arrenderò mai. Provarci non fa male a nessuno».

Al c.t. Mancini viene chiesto quanti Balotelli vorrebbe in squadra: «Uno basta...» sorride. «Tutti i giovani commettono errori, fossero perfetti sarebbe un mondo diverso. Siamo qui per aiutarli se sbagliano. Mario ha qualità, in questi anni ne ha buttate un po’ ma è ancora giovane e ha ancora tempo per sfruttarle». Domani Balo non giocherà dall’inizio nell’amichevole contro l’Olanda. Mancini cambierà dieci undicesimi della formazione vista contro la Francia: confermato soltanto Jorginho. Esordio per Perin da titolare; tridente con Insigne-Belotti-Verdi. «L’Olanda ha più esperienza forse di noi ma sta ricostruendo come noi, può essere una partita buona per il nostro futuro ma quella con la Francia è stata molto indicativa».

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