14 luglio 2018 - 22:24

Francia-Croazia, una finale Mondiale senza tempo tra numeri e cuciture

Si affrontano una squadra piena di fuoriclasse africani mescolati a buonissimi giocatori bianchi, e una di soli bianchi al centro di tre grandi scuole: tedesca, slava e italiana

 Commissari tecnici In alto Didier Deschamps, 49 anni, allenatore della Francia; sotto Zlatko Dalic, 51, tecnico della Croazia (Afp) Commissari tecnici In alto Didier Deschamps, 49 anni, allenatore della Francia; sotto Zlatko Dalic, 51, tecnico della Croazia (Afp)
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Il calcio francese non ha mai avuto un grande rilievo internazionale. Soltanto una squadra francese ha vinto la Champions, il Marsiglia, quando ancora era Coppa dei Campioni, dal 1956 ci sono state solo sei finaliste.

A livello di Nazionale il primo risultato importante è stato il terzo posto ai Mondiali dell’82, le cose vere sono arrivate tra il ’98 e il Duemila, titolo mondiale e titolo europeo, quando sono diventati importanti gli arrivi dalle colonie, sia le esportazioni di giocatori francesi in campionati molto più qualificati. Il primo problema del calcio francese è sempre consistito nella mancanza di grandi città. In Francia tutto è bellissimo, ma esiste una sola città-nazione, Parigi. Le altre sono di dimensioni nettamente diverse.

Parigi per tanto tempo ha amato più il rugby, nemmeno oggi ha una vera squadra di calcio. Il Psg è la squadra di Saint-Germain-en-Laye, ultima fermata della metropolitana, una specie di Ostia per Roma. Fino all’arrivo dello sceicco Al Thani il Psg aveva vinto un solo scudetto, a dimostrazione della disattenzione della città per il calcio. C’era molto divertimento nel campionato francese perché c’era massima speranza per tutti, ma la qualità proprio per questo è sempre rimasta bassa.

Oggi è una specie di Brasile moderno a cui hanno insegnato a giocare in modo italiano. Deschamps del resto è un mediano che ha giocato a lungo da noi, non aveva molte altre scelte. La cosa che colpisce nel mondo di oggi è che saranno davanti una squadra, la Francia piena di fuoriclasse africani mescolati a buonissimi giocatori bianchi, e una squadra di soli bianchi al centro di tre grandi scuole, quella tedesca, quella slava e quella italiana.

La Croazia porta spontaneamente dentro di sé i vantaggi della mescolanza che la Francia ha dovuto andare a cercare in altri continenti. Sarà una partita molto italiana perché le squadre avranno la calma della paura, perché sono stanche e perché la posta è quella più grande. Quindi si giocherà in modo tattico. Sotto questo aspetto la marcatura più importante sarà quella su Griezmann, cioè il proseguimento e il tratto finale della strada cominciata nella propria area da Kanté. Griezmann è l’uomo di più fantasia in campo. Non ha le geometrie di Rakitic e Modric, ma ha passaggi brevi più avanzati e più cattivi. Va marcato quasi a uomo, ma da chi? Se avanza Vida rompe l’asse con Lovren. Giocando a specchio, entrambe con il 4-3-3, Griezmann potrebbe capitare a qualcuno del tipo Brozovic, non per caratteristiche di Brozovic ma per posizione. Questo è un punto forte a favore della Francia, anche se il problema si ribalta discretamente quando il pallone tornerà alla Croazia. Un altro problema è Pivaric su Mbappé. Ma qui conterà più la giornata di Mbappé che l’emozione di Pivaric. La parte migliore della partita sarà l’incontro a centrocampo fra grandi giocatori diversi. I francesi hanno meno classe, Rakitic e Modric sono stanchi ma sono i migliori, non giocano corto, sanno mettere il pallone dovunque. Kanté dovrà spesso fare il libero davanti all’area per interromperne il dialogo. La Francia infine ha attaccanti più attenti, completi, Giroud è uno che tatticamente non spreca un pallone. Mandzukic è ottimo legno, ha intorno pochi compagni di reparto, qualche volta decide, non sempre incide. Il riassunto che vedo è una partita di numeri francesi (Griezmann, Mbappé) o di cucitura croata. Comunque una bella finale di calcio senza tempo.

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