22 febbraio 2019 - 12:08

Spagna, la guerra del futbol
I tifosi non vogliono il calcio al lunedì

Partite spalmate su tutta la settimana, insieme ai ricavi aumentano le polemiche. E i club più piccoli alzano la voce: maxi multa all’Alaves dopo che i suoi tifosi avevano inscenato un funerale (del pallone) sulle tribune

di Carlos Passerini

Spagna, la  guerra del futbol I tifosi non vogliono il calcio al lunedì
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Odio il lunedì, cantava Vasco. In Spagna, a quanto pare, anche di più. I tifosi del futbol sono sul piede di guerra: basta partite al lunedì, al grido di «il calcio è della gente, non delle televisioni». La Liga, attentissima ai mercati esteri grazie al lavoro del presidente Javier Tebas, viene spalmata su 3/4 giorni nel fine settimana a orari diversi per agevolare le dirette tv anche in altri continenti. Uno spezzatino ancora più vario di quello della nostra serie A: spesso le 10 partite sono tutte a orari differenti. Funziona: i ricavi sono in aumento. Ma le polemiche anche. I tifosi, quelli che adorano le partite dal vivo, sono inferociti. E chiedono in maniera compatta di togliere le partite al lunedì. «Situazione insopportabile», «spegnete la tv e accendete il calcio», «ridate il pallone alle famiglie»: gli slogan si sprecano. Anche Federcalcio e sindacato calciatori sono contrari al lunedì imposto dalla Lega. I club, specie quelli più piccoli, alzano la voce. È caos, insomma. Una patata bollente.

Come se ne esce? In Germania una polemica del tutto identica divampò già tempo fa. La protesta però li ha ottenuto risultati: la Bundesliga ha annunciato che toglierà i lunedì dal 2020-21. Il caso in Spagna tiene banco da mesi, ma nei giorni scorsi la situazione si è aggravata: l’Alaves (squadra basca di Vitoria) è stato multato per la protesta dei suoi tifosi che avevano lasciato vuote le gradinate dello stadio l’11 febbraio scorso durante la partita contro il Levante. Le tribune sono rimaste deserte per i primi 5 minuti, poi i tifosi sono entrati intonando cori funebri ed esponendo un cartello, «El futbol ha muerto», che non occorre tradurre. C’era pure una cassa da morto, con dentro idealmente il calcio. Ora è arrivato il conto: la commissione permanente statale contro la violenza, il razzismo, la xenofobia e la intolleranza nello sport ha proposto 4 sanzioni per un totale di 110mila euro di multa. Mancati controlli di sicurezza. La rabbia degli insorti è aumentata. Non finisce qui, claro.

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