Filippo Maniero che fine ha fatto: vive di rendita

di Salvatore Riggio

Tutti lo ricordano per la meravigliosa stagione del Venezia nel 1998-99 con Walter Novellino in panchina e con Alvaro Recoba come compagno di reparto, ma la sua esperienza nel calcio è stata lunghissima

Filippo Maniero che fine ha fatto: vive di rendita

Filippo Maniero

In carriera Filippo Maniero ha indossato 15 maglie diverse, comprese Piovese, Legnarese e Casalserugo, una volta lasciato il professionismo. Ha segnato 78 gol in serie A. Tutti lo ricordano per la meravigliosa stagione del Venezia nel 1998-99 con Walter Novellino in panchina e con Alvaro Recoba come compagno di reparto. Un tandem offensivo niente male. Ma è sempre stato apprezzato anche per la sua dedizione al lavoro: «Mi sono sempre messo a disposizione della squadra per la quale ho giocato. Ho vissuto spogliatoi con tanti campioni diversi. A ognuno di loro ho rubato qualcosa che mi è servita nella mia carriera. Ringrazio sempre Dio per avermi fatto fare questa carriera e alcuni insegnamenti del campo nella vita tornano, non c’è nulla da fare», ha spiegato nell’intervista a «Fanpage.it».

Gli inizi

Per Maniero tutto è iniziato a Padova (dove è nato e tuttora vive). Il primo gol in A arriva con la casacca dell’Ascoli nel dicembre 1991. Da lì parte la sua carriera, prima con la Sampdoria nel 1995-96 («In blucerchiato ho assaporato la serie A delle grandi squadre. C’erano Mancini, Karembeu, Zenga e tanti altri campioni allenati da un grandissimo allenatore come Eriksson. Potevo solo imparare da gente così e sono sicuro che molte cose le ho apprese in quei primi anni»), poi al Verona (siglando 10 reti con la prima doppietta alla Juventus: «Me la ricordo e me la ricordano in tanti ma sarebbe stato più bello non perderla quella partita. Ho sempre messo avanti la squadra ai miei gol»), poi il Parma e i sei mesi al Milan nel 1998: «Il Parma era una squadra fortissima allenata da Carlo Ancelotti. I rossoneri? Un fulmine a ciel sereno perché era una chiamata completamente inaspettata. A Parma giocavo poco, ma stavo bene. È arrivata quell’occasione e l’ho colta al balzo. Ho beccato l’anno più brutto del Milan di quel periodo. All’esordio feci anche gol al Piacenza e quella è una settimana che ricorderà per tutta la vita. Era una squadra che stava per chiudere un ciclo: Weah e Savicevic avevano molti problemi fisici, Boban lo stesso e i senatori avevano accusato un po’ il colpo dopo anni di grandi successi».

La «favola» Venezia

Fino alla stagione meravigliosa al Venezia con Recoba: «Con lui ci fu feeling da subito. Non ci conoscevamo, ma fin dai primi allenamenti sembrava che fossimo insieme da anni. Bastava uno sguardo e la palla arrivava perfetta. Non so spiegarti il motivo, ma era così. So solo che da quando arrivò lui, io feci 12 gol e il Chino ne fece 11. Ogni domenica era un divertimento ed era bellissimo giocare con lui. Negli allenamenti si divertiva un sacco, anche se odiava la parte atletica: quando c’era da toccare il pallone sembrava un bimbo di cinque anni. Era un calciatore incredibile ed è stato uno dei più forti che io abbia mai visto giocare. Probabilmente la sua poca attitudine al sacrificio lo ha frenato un po’ ed è un peccato perché forse avrebbe avuto un altro tipo di carriera, ma era un giocatore davvero forte».

Il sogno Roberto Baggio

Da Recoba a Roberto Baggio, dopo una stagione al Palermo: «Arrivai al Brescia con qualche problema fisico ed è una cosa che mi dispiace. A 32 anni queste cose le accusi molto di più e per questo non ho fatto l’annata che avrei voluto. Avevo la fortuna di allenarmi con Baggio e mi sarebbe piaciuto essere fisicamente integro per giocarci insieme in maniera costante. Se è lui il calciatore più forte con il quale ho giocato? Sì, senza dubbio. In quell’annata lì era alla fine, ma allenarmi con lui e vederlo da vicino era qualcosa di mai visto. L’avversario? Ronaldo il Fenomeno. Pensavo venisse da un altro pianeta, una roba stratosferica».

Cosa fa oggi

Ma oggi cosa fa Maniero? Vive in provincia di Padova: «Ho il patentino di allenatore di base, ho allenato per una decina d’anni in categorie dilettantistiche e ora sono un paio d’anni che sono fermo. Vivo alla giornata, mi godo la mia famiglia. Non ho un lavoro vero e proprio perché sono riuscito a gestire bene i miei guadagni. Ho sempre rispettato gli insegnamenti dei miei genitori e non ho mai fatto il passo più lungo della gamba».


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23 marzo 2024 (modifica il 23 marzo 2024 | 13:24)