25 giugno 2018 - 15:58

Mondiali 2018: dall’Argentina all’Italia alla Francia, quelle nazionali che si ammutinano

L’Albiceleste sta raccontando in questi giorni una storia ben nota: quella di formazioni forti sulla carta, che nel momento decisivo si risvegliano prive di coesione e rispetto reciproco

di Fiorenzo Radogna

Sampaoli e Mascherano (Epa) Sampaoli e Mascherano (Epa)
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Storie di «ammutinati» ai Mondiali e di allenatori sfiduciati dallo spogliatoio; di immensi giocatori caratterialmente deboli e di calciatori appena discreti con il «piglio del Caudillo». Di un’Argentina allo sbando che si propone piena di talenti, ma si sveglia «a secco» di coesione e di rispetto reciproco. Di punti riferimento. Al netto di un Messi che si conferma in deficit cronico di personalità, al lordo di un Jorge Sampaoli che si propone con un’immagine (solo esteticamente) «forte». Ma poi scompare fra le «gonne» del presidente federale. Un Fabiàn Tapia che minimizza «Lo spogliatoio è coeso» e fa spallucce all’evidenza dei fatti. Cosa dicono i fatti? Che l’albiceleste a Russia 2018 ha raccolto un solo punto (1-1 con l’Islanda) e una sconfitta netta (0-3 contro la Croazia) e che - se non batte la Nigeria questo martedì (dalle 20) - può anche salutare i Mondiali. Proprio come l’Italia nel 2010 e 2014.

Italia

Sono (brutte) dinamiche già viste in una kermesse iridata, perché ogni spogliatoio di una squadra che non vince è potenzialmente spaccato e la differenza a quel punto la fanno solo le personalità. Nei momenti difficili quella dell’allenatore e del leader in campo dovrebbero essere le più forti e riconoscibili, pena l’anarchia o l’autogestione. E con quelle - insegna la storia del calcio - i Mondiali non si vincono. E nemmeno si supera il primo turno. Lo sa bene l’Italia del 1974 che arrivò al Mondiale tedesco «tronfia» di belle speranze (11 gare senza subire reti e 2 vittorie, le prime, sull’Inghilterra) e troppe personalità ingombranti. Il c.t. Ferruccio Valcareggi sventolato «come un drappo al vento» dai blocchi (interni) di interisti, milanisti e juventini. Con un Riva sul viale del tramonto e un manipolo di «vivaci» laziali come Chinaglia, Re Cecconi e Wilson. La morale? Prima, orrenda, uscita contro Haiti (vittoria per 3-1 più faticata del previsto) e subito polemiche a non finire. Chinaglia - dopo avere mandato a quel paese il c.t. in mondovisione - chiese scusa, convinto dall’allenatore laziale Maestrelli volato apposta nel ritiro - secondo alcuni -: ad «aiutare» Valcareggi. Il presidente federale Franchi si trincerò dietro al solito politichese, protetto dai «public realtions men» Franco Carraro e Italo Allodi. C.t. destabilizzato e spogliatoio (diviso) a comandare, portarono gli azzurri alla precoce eliminazione (1-1 con l’Argentina e 1-2 dalla Polonia). «...C’erano troppi clan – raccontò poi Mazzola -, non c’era lo spirito di corpo che è necessario in competizioni come queste...»

Francia

In tema di spogliatoio «devastato», come non citare la Francia del Mondiale 2010? Già alla vigilia della sfida (decisiva) delle qualificazioni contro la Romania i giocatori si erano sollevati contro il loro c.t. Raymond Domenech «In 12 anni di Nazionale – aveva detto Tierry Henry - non ho mai vissuto una situazione così. Non sappiamo come metterci, come organizzarci e nemmeno che fare. Non abbiamo un modo di giocare, un’idea da seguire, un’identità...». Nicolas Anelka fu cacciato dal ritiro, dopo aver insultato il c.t. nell’intervallo della gara col Messico e se ne andò pure il preparatore atletico Jean-Louis Valentin. La squadra, ammutinata, aveva saltato un allenamento per solidarietà col compagno e lo stesso c.t . aveva letto un comunicato ai giornalisti che, in conferenza stampa, definì poi: «una pagliacciata». In Sudafrica i Blues ottennero 1 punto in 3 gare. Repulisti totale a fine Mondiale.

Ghana

Nel 2014 in Brasile finisce per ammutinarsi anche la nazionale del Ghana. Dopo la sconfitta all’esordio con gli Stati Uniti, nel girone di ferro con Germania e Portogallo, ecco i giocatori ribellarsi al c.t. James Appiah. Oggetto della protesta? L’undici titolare depauperato dei «big» Kevin-Prince Boateng ed Essien. Per protesta la squadra non partecipa a un allenamento; malgrado il presidente della Federcalcio ghanese, Kwesi Nyantakyi, faccia il pompiere: «Tutto falso. Non c’è alcuna ribellione...». Un segnale forte della squadra che nel turno successivo, pareggia 2-2 coi futuri Campioni del Mondo tedeschi, salvo poi perdere (2-1) col Portogallo.

Camerun

Sempre nella kermesse verdeoro, durò solo 24 ore la (feroce) protesta dei «Leoni indomabili» del Camerun. Guidati dal capitano e leader Samuel Eto’o: i nazionali avevano deciso di non partire per il Mondiale senza prima aver ottenuto una parte dei premi assegnati dalla Fifa per la qualificazione. Poi, fra promesse della Federazione e trattative con il Governo, la squadra accettò di volare in Sudamerica....

Togo

A fare brutte figure (tre sconfitte, 9 gol subiti, 1 fatto) Mondiale 2006 in Germania, scoppia la «grana-Togo». Il presidente della federazione Rock Gnassingbè, aveva promesso 15mila euro a testa ai giocatori per la qualificazione ai Mondiali; soldi mai versati. Così il ritiro del Togo diventa un mercato (nel vero senso della parola): dirigenti e calciatori contrattano (anche fisicamente), dirigenti si accapigliano e i nazionali, per protesa, saltano vari allenamenti. La stella Adebayor è accusato dalla stampa di essere un mercenario. A quattro giorni dall’esordio, il c.t. Pfister saluta e se ne va: non può preparare un Mondiale in quel modo. I giocatori lo rintracciano e lo convincono a tornare. Ma alla fine è un disastro: tre gare, tre sconfitte (6 gol subiti da Corea del Sud, Svizzera e Francia, 1 fatto).

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