19 giugno 2018 - 22:16

Russia 2018: il Portogallo dice grazie a Helena Costa, la maestra dei nuovi Ronaldo

Gonçalo Guedes e Bernardo Silva scoperti dalla Costa, ex tecnico delle giovanili del Benfica: «Ha creduto in noi». Oggi c’è il Marocco (ore 14. Italia 1)

di Paolo Tomaselli, inviato a San Pietroburgo

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Per avere buoni giocatori, servono buoni allenatori. Per scoprirli da piccoli, formarli, crescere nel modo migliore. Il Portogallo evidentemente ne ha in abbondanza, perché con 10 milioni di abitanti è campione d’Europa in carica ed è protagonista nelle categorie giovanili. A Lisbona però hanno anche un’ottima allenatrice, Helena Costa, che è la «madre» calcistica di due dei fratellini più promettenti di Cristiano Ronaldo: Gonçalo Guedes e Bernardo Silva.

Costa ha allenato i ragazzini del Benfica dal 1997 al 2010, ma non si accontentava di aspettarli al campo. Andava anche a cercarli nei campetti di periferia e scovò Guedes a 70 chilometri da Lisbona, nel Benevente: «È stata la prima a credere in me — dice l’attaccante — e a ha convinto mio padre che lei sarebbe stata l’allenatrice giusta: aveva ragione. Ed è stata fondamentale». Certo, Helena rappresentava il club più prestigioso, ma il suo è stato anche un dribbling ai pregiudizi. «Già allora Gonçalo si distingueva per le proprie qualità tecniche e atletiche — ha spiegato l’allenatrice —. E ha avuto sempre lo spirito giusto: una volta ho fatto a giocare i ragazzi a nascondino e lui era scomparso. Si era arrampicato tutto solo sopra un albero alto 4 metri: sembra una sciocchezza, ma in un episodio del genere c’erano già l’irriverenza e la forza fisica che lo caratterizzano oggi».

Entrambe le qualità di Guedes si sono solo intuite contro la Spagna, all’esordio del Mondiale. Questo 21enne pagato 30 milioni due anni fa dal Paris Saint-Germain è esploso negli ultimi mesi al Valencia, che è pronto a riscattarlo dai francesi. Ma alla prima grande partita internazionale in carriera si è mostrato un po’ timido come spalla di Cristiano Ronaldo nei rari contropiedi concessi dalla Roja. In uno di questi però Guedes ha anticipato l’entrata di Sergio Ramos e ha dato il pallone giusto a CR7 per il tiro del 2-1, sfuggito al portiere De Gea. L’occasione per fare meglio potrebbe esserci già oggi contro il Marocco.

Costa invece è stata anche scout del Celtic, ha allenato le nazionali femminili di Qatar e Iran e ha lasciato in modo polemico dopo un paio di mesi la panchina della squadra maschile del Clermont, nella B Francese. Tante esperienze diverse, ma nessuna è appagante come quella di imbattersi in un campioncino in erba, una perla da coltivare, da proteggere e da stimolare.

È successo con Gonçalo e anche con Bernardo Silva, lanciato dal Monaco e, a nemmeno 24 anni, uno dei giocatori più interessanti del Manchester City di Guardiola e del Portogallo: «Eravamo convinti di aver finito il provino per la classe 94 — ha raccontato Helena — quando è comparso questo ragazzino molto piccolo dai capelli lunghi: dribblava tutti, con il pallone incollato ai piedi». Però c’era un problema, come a tanti ragazzini. «Bernardo era la metà dei suoi avversari, perdeva tutti i duelli fisici, ma col pallone era un fenomeno. E presto ha imparato a giocare d’anticipo per evitare gli scontri: noi allenatori dobbiamo esaltare le qualità, non fermarci ai difetti». Silva ha sofferto il divario atletico per tutta la sua carriera. Ma come Guedes è arrivato in alto. Anche grazie a quella lezione. E a quella maestra.

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