14 luglio 2018 - 22:20

Russia 2018, Putin chiude il Mondiale perfetto: tre milioni di tifosi-turisti e «solo» 12,8 miliardi di euro spesi

Il presidente sarà in tribuna per la finale con 10 capi di Stato e 4 di governo (e un vice, Matteo Salvini)

di Frabrizio Dragosei

(Epa)
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Un Vladimir Putin in perfetta forma chiude oggi con legittimo orgoglio quelli che in molti hanno definito i migliori campionati del mondo degli ultimi decenni. Tutto ha funzionato alla perfezione, non ci sono stati incidenti e la Russia ne è uscita con una spesa decisamente accettabile, 12,8 miliardi di euro. Una cifra non paragonabile a quella scialacquata per le disastrose Olimpiadi invernali di Sochi (dal punto di vista dell’immagine, con il doping di Stato) che hanno dilapidato in mille rivoli incontrollabili qualcosa come 42,7 miliardi.

Il presidente russo sabato è ricomparso per diversi incontri ufficiali senza alcun segno di quel gonfiore sulla guancia sinistra che si era visto in alcune foto di mercoledì scorso. Sorridente, compiaciuto, ottimista.

Domenica sarà in tribuna d’onore con capi di Stato (10) e di governo (4). Lo affiancheranno, naturalmente, Emmanuel Macron e Kolinda Grabar-Kitarović a tifare per Francia e Croazia. Non lontano siederanno, creando un qualche imbarazzo, i presidenti di Ossezia del Sud e Abkhazia, le due repubbliche che hanno proclamato unilateralmente l’indipendenza dopo la guerra con la Georgia del 2008 e che sono riconosciute solo da Mosca e da alcuni suoi «clienti».

Poi, più lontano, altri personaggi arrivati da tutto il mondo, tra i quali il nostro vicepremier Matteo Salvini. In base al programma reso noto dalle autorità russe, Salvini avrà poi lunedì un incontro con il ministro dell’Interno russo e si recherà al Consiglio di sicurezza. Non è invece previsto un colloquio con Putin.

I responsabili dell’organizzazione hanno fornito le cifre «da record» di questo torneo, soprattutto pensando alle basse aspettative della vigilia. Nonostante il clima particolarmente teso con l’Occidente, sono stati moltissimi i tifosi e anche i semplici turisti che hanno approfittato dell’occasione per «scoprire» il paese più grande del mondo che si estende per undici fusi orari e 10 mila chilometri, dall’enclave di Kaliningrad (la ex Prussia orientale) nel cuore dell’Europa allo stretto di Bering, di fronte all’Alaska.

Putin ha abolito per un mese i visti d’ingresso, facilitando molto le cose. Ci si aspettavano 400 mila visitatori stranieri (si intende cittadini di paesi non ex sovietici, come Kazakistan, eccetera); ne sono arrivati quasi 3 milioni. Mosca ha fatto la parte del leone, con 1,2 milioni. Ma, inaspettatamente, i tifosi sono andati anche in città remote e poco attraenti da un punto di vista turistico. A Saransk, 650 chilometri a sud della capitale, sono arrivati 200 mila turisti. Trecentomila sono andati a Kazan e 350 mila a Nizhnij Novgorod, la città che in epoca sovietica si chiamava Gorkij ed era «chiusa» perché vi si facevano ricerche atomiche segrete. Gli aeroporti hanno smaltito 15 milioni di persone e sui treni hanno viaggiato gratis in 300 mila (bastava esibire il biglietto per una partita).

Naturalmente non è tutto oro. In 11 città sono stati realizzati impianti magnifici e molto grandi che, in alcuni casi, si riveleranno inutili. Quando mai le squadre locali che non militano nella Premier liga riusciranno a riempire gli stadi di Saransk, Kaliningrad, Nizhnij, Volgograd o Sochi?

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