27 aprile 2019 - 10:09

Maratona di Trieste vietata agli atleti africani, poi gli organizzatori ritirano la decisione

La decisione degli organizzatori. «Basta allo sfruttamento di questi atleti». Il Pd: «È epurazione». Giorgetti: «Scelta sbagliata, ma attenzione agli scafisti dello sport»

di Greta Sclaunich

Maratona di Trieste vietata agli atleti africani, poi gli organizzatori ritirano la decisione
shadow

Non sarà ingaggiato alcun atleta africano per la Trieste Running Festival, la mezza maratona che si terrà nella città giuliana dal 3 al 5 maggio. Per l’intera giornata di sabato la decisione degli organizzatori della manifestazione sportiva ha tenuto banco fino a trasformarsi in un caso politico. Poi a sera il dietrofront: «Dopo avere lanciato una provocazione che ha colto nel segno, richiamando grande attenzione su un tema etico fondamentale, contrariamente a quanto comunicato ieri, inviteremo anche atleti africani» ha fatto sapere il patron Fabio Carini. La scelta dera stata annunciata per «dire basta allo sfruttamento degli atleti africani: vengono retribuiti molto meno di quanto valgono», come aveva spiegato in mattinata al Corriere della Sera Carini, presidente della Apd Miramar che da otto anni si occupa dell’organizzazione della corsa. E che aveva scatenato le polemiche, anche in politica. Ma non solo: la Procura della Federazione di atletica ha aperto un fascicolo sulla vicenda mentre sui social molti utenti avevano proposto di boicottare la manifestazione.

Il caso politico

L’appuntamento sportivo ha rischiato di trasformarsi in un caso politico. Per il sottosegretario allo sport Giancarlo Giorgetti è «sbagliato escludere gli atleti africani. Non è così che si risolvono i problemi ma attenzione perché il malessere esploso a Trieste nasconde l'ennesimo sfruttamento, quelli che chiamo gli scafisti dello sport. Aprirò subito un'indagine interna per quanto riguarda le mie competenze. Ascolterò tutte le parti in causa per fare chiarezza». Ma il vicepremier Di Maio gli replica: «È giusto combattere lo sfruttamento dei corridori africani, il professionismo è professionismo sempre e come tale deve essere retribuito, ma non è così che si fa, non è escludendoli da una gara che si combatte il problema. Anzi, così il problema si aggrava e la vicenda in sé per come sta emergendo rasenta la follia». Sul caso interviene anche Nicola Zingaretti, segretario Pd: «Sento parlare di «scafisti dello sport : non pensavo che saremmo arrivati a tanto. La Lega e i suoi rappresentanti del Governo lascino in pace il mondo dello sport, lo tengano fuori dalla propaganda», dice Zingaretti. «Siamo la federazione che applica già uno ius soli molto avanzato, dove l'uguaglianza e il rispetto sono l'assoluta normalità. Vigileremo con la massima attenzione, verificando i fatti e le motivazioni», ha commentato Fabio Pagliara, segretario della Federazione italiana atletica leggera.

Le polemiche

Isabella De Monte, eurodeputata Pd e ricandidata al Parlamento europeo nel Nordest, ha parlato di «epurazioni nello sport». Mentre il segretario regionale dei dem, Cristiano Shaurli, ha dichiarato che così «la nostra regione apre la stagione della discriminazione nello sport». «Senza vergogna - commenta Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana - succede non nel Mississippi degli anni '50 bensì nel 2019 in una città capitale della cultura mitteleuropea, Trieste» che annuncia che sul caso verrà presentata un'interrogazione parlamentare. «Dopo l'apartheid giudiziaria introdotta dall'allora ministro Minniti, un grado di giudizio in meno per i richiedenti asilo, e dopo l'apartheid sulla cittadinanza introdotta da Salvini, i nuovi italiani saranno revocabili, arriva l'apartheid sportiva del Trieste Run Festival dal quale sarebbero stati esclusi gli atleti africani» commenta invece Fatou Boro Lo, candidata per Europa Verde alle Europee nella circoscrizione Nord Est.

La replica

«Invece noi non vogliamo escludere nessuno, anzi: alla Trieste Running Festival può iscriversi chiunque - puntualizzava Carini - abbiamo deciso di non ingaggiare atleti africani, non di non far partecipare africani alla corsa». Che, ad oggi, conta poco meno di 1.400 iscritti «in arrivo da 40 paesi di tutto il mondo», come dettaglia l’organizzatore.

La gara e i costi

La gara, che quest’anno è alla sua 24esima edizione, è sempre stata aperta a tutti: sul podio l’anno scorso sono saliti i due atleti del Burundi Olivier Irabaruta e Elvanie Nimbona. «Abbiamo sempre ingaggiato atleti africani, stavolta abbiamo detto basta: il costo sportivo di un atleta deve essere tarato sulla sua prestazione e non sulla provenienza geografica. Invece spesso questi costi sono fermi al 10-20% rispetto a quello degli atleti europei», aveva spiegato l’organizzatore. Che, almeno in un primo momento, aveva assicurato di non voler tornare sui suoi passi. Malgrado le polemiche al Corriere aveva anticipato che «non faremo marcia indietro. Anzi, insisteremo su questa linea invitando anche altri organizzatori di corse a seguire questa strada: vorremmo dare un segnale forte di uguaglianza, tagliando fuori chi lucra sul bisogno altrui». Una spiegazione che non aveva convinto Debora Serracchiani, parlamentare Pd ed ex governatrice del Friuli Venezia Giulia. Con un post sulla sua pagina Facebook aveva chiesto un passo indietro: «L’Amministrazione regionale e comunale schierate al completo con l’organizzatore non difendano l’indifendibile: è stato fatto un brutto passo falso, ne prendano atto e lo correggano». Alla fine, le critiche hanno spinto gli organizzatori proprio in questa direzione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT