15 aprile 2018 - 21:37

L’uomo che porta la pubblicità
sui vostri profili Facebook

Si chiama Robert Gryn, è un polacco-austriaco di 31 anni. Il suo algoritmo è in grado di profilare bene gli utenti, mostrando loro i banner nel modo più efficiente possibile

di Leonard Berberi - lberberi@corriere.it

Robert Gryn, imprenditore di 31 anni (foto Instagram) Robert Gryn, imprenditore di 31 anni (foto Instagram)
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L’uomo che conosce i vostri gusti più dei parenti — e, forse, anche di voi stessi — si chiama Robert Gryn, ha 31 anni, è nato a Oxford (Regno Unito), è polacco-austriaco, vive a Santa Monica (California) ed entro l’anno lancerà una sua criptovaluta. A scuola non aveva voglia di studiare, di informatica — racconta al Corriere — non ci capisce più di tanto, ma di pubblicità online sì, infatti oggi guida una società, Codewise (base a Cracovia e 200 dipendenti), che secondo il Financial Times è tra quelle che cresce di più in Europa: +1.923% di ricavi dal 2013 al 2016. Gryn porta le inserzioni su misura sui vostri computer e telefonini, gestendo 400 milioni di dollari l’anno su Facebook e 1,3 miliardi sul resto della Rete. Compresi i banner sulle «pillole per rinforzare la memoria» (se siete studenti o anziani), sul «farmaco per abbattere la cellulite» (se siete donne) o sulla tecnica per «avere i muscoli senza fare attività fisica» (se siete uomini).

Il marketing online

Per lui non siete un nome e cognome. Ma un insieme di dati — sesso, età, localizzazione, tipo di telefonino, storico delle attività online, interazioni — che comporta un costo e genera un ricavo. Nello scandalo di Cambridge Analytica sul presunto utilizzo improprio dei dati di 87 milioni di persone, il nome di Robert Gryn ha iniziato a circolare molto tra chi si occupa delle profilazioni web. Perché tra i colossi (come Google, Amazon e Facebook), le società (multinazionali o no) che vogliono fare pubblicità e gli utenti c’è un esercito di broker che gestisce e smista e perfeziona il flusso. Gryn con Codewise (che contiene i marchi Voluum e Zeropark) è ai vertici. «Il nostro algoritmo fa arrivare la pubblicità nel modo più veloce, efficace e personalizzato», spiega.

Gli inizi

Per chi lavora nel settore Gryn è un perfetto «dottor Jekyll». Preciso, metodico, cinico. Lui si ritiene più un imprenditore, introverso, che ama lo sport, i viaggi ed è «felicemente single». Per alcuni utenti è un «mister Hyde». Spregiudicato. Non gli perdonano l’essere stato il «padre» della campagna «Vinci un iPhone». Gli smartphone erano sì in palio, ma per partecipare bisognava abbonarsi pagando 1-2 euro la settimana con la scheda Sim. Fu un trionfo. «Per le compagnie telefoniche però — chiarisce Gryn —, che hanno guadagnato cifre enormi dagli abbonamenti. A me spettava una percentuale».

«Non essere uno schiavo delle aziende, unisciti a noi» è il maxi-slogan di Codewise, la società di Gryn, che campeggia in Polonia (foto da Facebook) «Non essere uno schiavo delle aziende, unisciti a noi» è il maxi-slogan di Codewise, la società di Gryn, che campeggia in Polonia (foto da Facebook)

Come funziona

Il marketing online è cosa complicata. Ma Gryn la sintetizza così: «Chi vuole lanciare una campagna sui social ha due modi: paga Facebook e apre un account ufficiale oppure si rivolge a noi. Nel secondo caso quando gli utenti cliccano non vanno subito sul sito del marchio, ma vengono reindirizzati sul nostro database dove l’algoritmo estrae tutti i dati per capire su quali profili concentrarsi». Un’attività semplice «agevolata da Facebook — ragiona Gryn —: nessun’altra piattaforma ti dà quel livello di dettaglio, più di Google». «Noi siamo bravi, per questo abbiamo molti clienti», ripete l’imprenditore. Tra questi, è l’accusa, ci sono anche i truffatori. Il 31enne li considera «zona grigia»: «Magari non fanno nulla di illegale, forse qualcosa che qualcuno considera immorale. Ma non è nostro compito fare i poliziotti della Rete». Rete che secondo lui andrebbe regolamentata davvero, a partire dai social. Anche se sui social Gryn ci ha costruito il profilo pubblico. «Ma non ci sto più di 15 minuti al giorno».

Il caso Facebook-Cambridge Analytica

Gryn non nega di aver permesso la pubblicazione su Facebook della pubblicità politica? «È possibile che qualcuno abbia utilizzato la nostra tecnologia, ma non abbiamo di certo gestito le loro campagne elettorali online». L’imprenditore ammette di essere sorpreso da quello che è emerso nel caso Cambridge Analytica. «Mi colpisce il modo della società di lavorare in ambito politico, pesantemente lesivo della privacy: dimostra tutto il potere dei big data. Il tipo di lavoro svolto da Cambridge Analytica penso sia efficace nel far deviare l’esito elettorale: se ho miliardi di informazioni posso creare delle micro-campagne elettorali, pensate appositamente per piccoli gruppi».

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