1 dicembre 2018 - 12:27

Perché tra Cina e Stati Uniti scoppierà la guerra dei chip

Sono ormai il fondamento dell’economia digitale ma anche della sicurezza nazionale. Ed è lì, nella componente regina di ogni dispositivo, che secondo l’Economist si disputerà la sfida tra le due potenze

di Luca Angelini

Perché tra Cina e Stati Uniti scoppierà la guerra dei chip
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La «supremazia del silicio». Per l’Economist, la trappola di Tucidide versione Terzo Millennio (ossia l’inevitabilità di uno scontro fra la potenza globale egemone e quella emergente) ha la forma di un chip. «L’industria dei microprocessori — si legge — è quella in cui la leadership industriale americana e le ambizioni da superpotenza cinesi si scontrano in modo più diretto. E qualsiasi cosa dicano Xi e Trump al G20, tale conflitto sopravviverà ad entrambi».

Il motivo è semplice: i chip dei computer sono il fondamento «sia della digital economy che della sicurezza nazionale». E lo saranno sempre di più. Già oggi «le auto sono diventate computer su ruote, le banche sono computer che muovono denaro e gli eserciti combattono con il silicio quanto con l’acciaio». C’è da stupirsi che la supremazia nel settore dei semiconduttori sia centrale nel piano «Made in China 2025», con cui Pechino vuol porsi all’avanguardia tecnologica? E che Trump abbia stoppato l’offerta cinese per l’americana Qualcomm, embargato le vendite di chip e software alla telecom cinese ZTE e scatenato un’offensiva contro Huawei su telefonini e rete 5G?

«La Cina è destinata a tentare di colmare il divario, l’America è decisa a restare in vantaggio»: gli ingredienti della trappola di Tucidide ci sono tutti. Che fare? Riportare negli Usa l’intera filiera dei semiconduttori come vorrebbero i falchi del protezionismo americano è impossibile e inutile. Come il governo americano ha aiutato il decollo della Silicon Valley, Pechino sostiene e sosterrà i suoi giganti tech. Meglio, per Washington, una strategia in tre punti: 1) lavorare con gli alleati europei e asiatici per chiamare la Cina a rispondere in sede di Wto dei trasferimenti forzati di tecnologia e delle violazioni del copyright; 2) finanziare la ricerca sui chip; 3) prepararsi per un mondo in cui i chip cinesi saranno «più potenti e pervasivi», aumentando test e controlli su sicurezza e tutela dei dati.

(Questo testo è apparso per la prima volta nella Rassegna stampa del Corriere: per leggerla basta cliccare qui)

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