6 aprile 2019 - 17:25

Rousseau, la multa è un caso politico Di Maio: «Soro è del Pd, il prossimo Garante sia insospettabile»

Il vicepremier contro la sanzione alla piattaforma di voto dell’associazione di Casaleggio. Il presidente dell’Authority in scadenza in giugno replica: «La mia indipendenza è nei provvedimenti dei sette anni passati»

di Martina Pennisi

Rousseau, la multa è un caso politico  Di Maio: «Soro è del Pd, il prossimo Garante sia insospettabile» Davide Casaleggio e Luigi Di Maio durante Sum#03 (LaPresse)
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I 50mila euro di multa del Garante per la privacy alla piattaforma Rousseau sono diventati un caso politico.

A margine dell’evento Sum, il vicepremier Luigi Di Maio ha dichiarato: «Ci sono delle nomine in scadenza, tra le quali anche il Garante della Privacy. E in questo caso noi ci adopereremo per individuare una figura al di sopra di qualsiasi sospetto. Qui il sospetto è politico, anche perché il Garante è un politico del Pd». Ha aggiunto: «Quando ci multano per la seconda volta per un software che non abbiamo più qualche dubbio ci viene...».

Di Maio, leader dei 5 Stelle, gruppo che si affida a Rousseau per raccogliere il parere dei suoi iscritti e chiede ai suoi parlamentari di contribuire economicamente all’omonima associazione presieduta da Davide Casaleggio, ha dunque commentato la vicenda nella doppia veste di capo politico del Movimento colpito della sanzione e di ministro di un governo espressione di un Parlamento a maggioranza gialloverde che dovrà eleggere in giugno il nuovo collegio dell’Autorità.

A mettere in discussione l’indipendenza dell’attuale presidente del Garante Antonello Soro dal Partito democratico, di cui è stato capogruppo alla Camera fino al 2009, è stato un post non firmato sul blog delle Stelle, immediatamente dopo l’annuncio della multa: «L’ex capogruppo Pd, oggi Garante della privacy, ha deciso di multare nuovamente Rousseau per un sistema di voto che non è quello utilizzato oggi e che non è più online. Ha mai controllato gli altri partiti? Il suo partito per esempio? Temiamo che ci sia un uso politico del Garante». Durante Sum, e prima di Di Maio, si è espresso anche Casaleggio: «Mi sembra sia chiaro che fosse un attacco politico. A capo dell’Authority del Garante della privacy non può starci un ex capogruppo del Pd ma neanche un politico in generale. Deve essere un professionista che mantenga la propria autonomia». Il caso è pure stato portato in Parlamento con un’interrogazione a firma di Luca Carabetta e Anna Macina.

Soro ha replicato sottolineando di non aver «intenzione di fare polemica con alcuno, né ho bisogno di dimostrare la mia indipendenza di giudizio né quella delle mie colleghe nell’esercizio del mandato del Garante. Un’esperienza che nei sette anni passati si è misurata sul terreno della tutela dei diritti e del contrasto alla loro violazione. Ne fanno fede i provvedimenti per chiunque facilmente accessibili». Ha aggiunto: «Se il dottor Casaleggio ha rilievi da muovere può ricorrere, come previsto dalla legge, al giudice ordinario».

Oltre a Soro, l’attuale collegio in scadenza del Garante è composto dalla vicepresidente Augusta Iannini, ex magistrato, ex capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia e moglie di Bruno Vespa; Giovanna Bianchi Clerici, deputata della Lega fino al 2006 ed ex consiglio di amministrazione Rai, e Licia Califano, docente di diritto costituzionale. Come detto, il prossimo quartetto verrà eletto da giugno: due dalla Camera, due dal Senato. Sarà poi il nuovo collegio a scegliere il suo presidente. Circola (già) il nome di Marco Bellezza, consigliere giuridico di Di Maio ed ex avvocato di Facebook Italia.

Nel botta e risposta sul provvedimento che ha causato la seconda multa a Rousseau — la prima da 32mila euro risaliva a marzo — si discute inoltre dei presunti interventi già fatti sulla piattaforma. Casaleggio, quando Il Foglio ha pubblicato le prime indiscrezioni sulla decisione del Garante, ha scritto sul blog delle Stelle di aver apportato una serie di modifiche per venire incontro alle perplessità delle ultimi due anni. Due giorni dopo è arrivata la sanzione. Marco Canestrari, programmatore ex Casaleggio associati e coautore de Il sistema Casaleggio, spiega al Corriere come almeno una delle azioni intraprese sia ininfluente: «La pagina dell’iscrizione al Movimento si basa ancora sul sistema Movable Type (che non si può più aggiornare dal 2013, ndr). Anche se l’area voto adesso usa Keycloak rimane insicura». In parole povere, è stata ricostruita la porta di una stanza di una casa le cui fondamenta rimangono instabili. «L’intero contesto è sbagliato: il codice non è pubblico, non si sa chi abbia accesso a cosa e come e quindi tutto può essere», aggiunge Canestrari. Il Garante si era espresso sostanzialmente negli stessi termini dopo la prima reazione di Rousseau: «Le misure asseritamente migliorative che sarebbero state adottate sono giunte, via mail, ad istruttoria già chiusa e senza alcuna documentazione a sostegno» e «risultano comunque ininfluenti ai fini delle pregresse criticità evidenziate e sanzionate nel provvedimento».

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