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WhatsApp limita i messaggi inoltrati dopo il caos in India e Myanmar
Una serie di omicidi e violenze scatenati da notizie false diventate virali sull’app di messaggistica hanno costretto Facebook a correre ai ripari
Una pioggia di critiche arriva dall’Asia e colpisce WhatsApp. L’app di messaggistica è stata accusata di fomentare la violenza e veicolare notizie false. Come nel caso di indiscrezioni su rapimenti di bambini che in India, diventate virali, hanno portato all’omicidio di molte persone innocenti (spiegato per punti sul New York Times). Mentre in Myanmar la chat ha avuto l’effetto di accrescere le discriminazioni nei confronti della minoranza Rohingya. Se inizialmente Facebook (proprietaria dal 2014) ha respinto le accuse, ora è stata costretta a cercare un rimedio.
In un post ufficiale vengono annunciate forti limitazioni per la funzione che permette di inoltrare un messaggio a un altro utente. L’azione poteva essere compiuta per 250 volte, mentre ora in India — oltre alla scomparsa del comando veloce a fianco di foto e video — si potrà spedire un contenuto che sia arrivato via chat solo ad altri cinque contatti. Mentre nel resto del mondo il numero viene ridimensionato a venti. Cambia la piattaforma, ma per Zuckerberg i problemi sembrano rimanere sempre legati alla stessa dinamica che mischia viralità e falsificazione della realtà. I risultati sono catastrofici. I tentativi di trovare soluzioni sono piuttosto deboli. Sicuramente, arrivano sempre (troppo) in ritardo.