18 marzo 2019 - 23:23

Imane Fadil, l’amico conosciuto nell’abbazia di Chiaravalle «Nella fede cercava serenità. Sperava in un risarcimento»

Gaetano Lombardi, pensionato di San Giuliano Milanese, ha conosciuto la modella due anni fa: «Ci incontravamo quasi ogni giorno»

di Antonio Castaldo

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San Giuliano Milanese «Un’anima tormentata. La storia di Berlusconi, le udienze, gli interrogatori, non ce la faceva più con questa storia. Era in cerca di pace. Forse per questo motivo era così interessata al cristianesimo, aveva bisogno di Dio». Gaetano Lombardi, pensionato settantenne di Sesto Ulteriano, frazione di San Giuliano Milanese, quasi ogni pomeriggio inforca la bici e va all’abbazia di Chiaravalle. È lì che ha conosciuto Imane Fadil, che aveva preso in affitto un appartamento in una cascina poco distante.
Lei, marocchina, aveva spiegato di essere cristiana. Frequentava la chiesa?
«Ci veniva spesso, molte volte assisteva alle funzioni. Diceva che Gesù è buono con tutti».
Come l’ha conosciuta?
«Per caso, era a spasso nel parco. Aveva un cagnolino, l’ho accarezzato. Lei mi ha chiesto se poteva sedersi accanto a me. Per due anni, quasi ogni giorno, ci incontravamo nel ristoro dell’abbazia. Prendevamo un caffè, chiacchieravamo. Per lei ero come un padre, me lo scrisse anche in un messaggio. E anch’io, sebbene fosse la ragazza più bella che abbia mai conosciuto, l’ho sempre considerata solo così, una figlia».
Cosa le raccontava delle sue disavventure?
«Mi ha sempre confidato poco o nulla dei processi e delle sue preoccupazioni. Mi diceva che aveva delle udienze da fare, che voleva un risarcimento piuttosto cospicuo. E basta, non scendeva nei particolari. Solo una volta mi ha spiegato come funzionavano le cene eleganti. Si mangiava al piano di sopra, poi si scendeva giù, per il famoso bunga bunga. Al quale lei non ha mai partecipato. Quella sera lì è scappata e non è più tornata».
Le paure, le minacce?
«Non me ne ha mai parlato».
Le sembrava serena?
«Serena proprio no, economicamente stava male. Aveva bisogno di soldi, poverina. Viveva con niente. Una volta l’ho anche aiutata, le ho dato 100 euro. Poi basta, non mi ha mai chiesto niente. Era proprio una brava ragazza».
L’ultima volta che l’ha vista?
«È stato a gennaio, poi il 29 è stata ricoverata».
Come stava?
«La vedevo strana, ma non avrei mai potuto immaginare quello che poi è successo. In ospedale sono andato a trovarla 3 o 4 volte».
E cosa le diceva?
«Mi ripeteva che voleva guarire, sperava di riuscire a farcela. Aveva lividi dappertutto, era impressionante».
Sospettava di essere stata avvelenata?
«A me non l’ha mai detto, penso che neppure lei immaginasse una cosa del genere».

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